Il libro, è cosa risaputa, ha scatenato qualche polemica alla sua uscita e ha irritato non poco Matteo Renzi e il suo entourage. Alla fine il can can mediatico e politico ha avuto ben poche conseguenze concrete ma ha sicuramente giovato a "Poteri forti (o quasi)" di Ferruccio de Bortoli (La nave di Teseo, 2017, euro 19,00, pp. 319, anche Ebook) facendo schizzare il volume in testa alle classifiche di vendita.

Polveroni a parte, il libro non punta certo a provocare scandali né a svelare segreti o retroscena inediti. Ha però diverse frecce al suo arco, diversi meriti che lo rendono una lettura realmente interessante.

Il primo merito è legato al fatto che l’autore, piaccia o non piaccia il suo approccio giornalistico, è stato uno dei professionisti della carta stampata più influenti degli ultimi vent’anni, non fosse altro che per aver diretto a più riprese il "Corriere della Sera" e "Il Sole 24 Ore". Ancora: se di poteri forti si vuole parlare, de Bortoli ha le carte in regola come pochi altri per raccontarci storie, aneddoti, virtù e miserie di chi dimora nelle stanze dei bottoni del nostro paese.

Un motivo ulteriore per dedicargli del tempo è la capacità dell’autore di raccontare e raccontarsi in maniera molto libera, aperta, con una dose di autocritica che non appartiene spesso al giornalismo italico, soprattutto se parliamo di grandi firme e direttori.

Infine de Bortoli, attraverso le sue memorie di oltre quarant’anni di giornalismo, ci racconta come è cambiata l’Italia. E non nasconde di provare qualche rimpianto per il giornalismo tradizionale e anche per quegli equilibri antichi che per tanto tempo hanno retto la nostra penisola. Insomma non ha paura di dire quanto manchino oggi poteri veramente forti – come potevano essere un tempo i partiti, Mediobanca, la Fiat –, poteri che pur tra tanti limiti ed egoismi riuscivano a incidere sulla vicenda storica del nostro Paese in maniera spesso positiva. Quei poteri erano realmente forti anche perché nei momenti critici sapevano affrontare le difficoltà, sapevano arginare quel caos che sembra viceversa essere la cifra caratteristica dell’Italia odierna.

Pur con tutti questi meriti, il libro sconta una certa frammentarietà come spesso accade nei libri in cui ricordo, biografia e celebrazione anche un po’ nostalgica si mescolano a fatti, protagonisti ed eventi epocali. Difficile, anche per un giornalista navigato, fare una scelta distaccata su cosa raccontare e chi ricordare. Difficile far prevalere la fredda razionalità sull’emozione del ricordo. Eppure questo limite intrinseco a un libro di memorie ci fa apprezzare maggiormente il volume di de Bortoli perché gli restituisce freschezza, immediatezza. Ce lo fa sentire spontaneo…e questo non è per niente poca cosa.

Roberto Roveda

La copertina del libro
La copertina del libro
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