Sono trascorsi 80 anni. C’è la “banalità del male”, evocata da Hannah Arendt, nella  tragica vicenda dei deportati in Germania (destinazione Flossenburg) nei primi giorni di settembre del 1944. Oppositori al nazifascismo che finiscono nella rete delle Ss. È il “Trasporto 81”, così viene definito il convoglio ferroviario con a bordo 432 passeggeri  che precipitano nell’abisso dei campi di concentramento. Tra loro 15 sardi le cui storie vengono meritoriamente riportate all'attenzione generale nel libro “I sardi del Trasporto 81” con sottotitolo “Bolzano-Flossenburg 5/7 settembre 1944” curato da Alberto Bocchetta. Un’iniziativa editoriale che ha avuto il sostegno dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia).

Nella prefazione Walter Falgio, insegnante, ricercatore e presidente dell’Istituto sardo per la storia dell’antifascismo e della società contemporanea, scrive: «L’attento scavo documentario portato avanti con grande passione da Alberto Bocchetta, nipote del partigiano Vittore (che è stato a lungo testimone della vicenda del Trasporto 81 ndr), riporta alla luce aspetti non indifferenti della gigantesca azione di persecuzione messa in campo dai regimi nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale tra il 1943 e il 1945, nei confronti di ogni forma di opposizione politica». Lo stesso Alberto Bocchetta chiarisce che «Trasporto 81 rappresenta un esempio non solo di repressione delle opposizioni al nazifascismo ma soprattutto un prelievo di manodopera per la produzione bellica nazista».  Una vicenda con tante storie, di coraggio, coerenza e dolore, che non possono essere dimenticate.

Giovanni Pani

Cagliaritano, è salito su quel treno. Non è più tornato dal campo di Bergen Belsen. Daniela, figlia del fratello di Giovanni, bibliotecaria, ha recuperato la memoria dello zio, stroncato nel lager dalle violenze subite. «Nonostante le difficoltà sono riuscita a dare una certa coerenza a questa storia. Giovanni Pani risulta registrato a Flossenburg con il numero di matricola 21735 e viene classificato come prigioniero politico. Il 30 settembre 1944 viene trasferito nel terribile sottocampo di Hersbruck. L’8 marzo 1945, malato, viene inviato a Bergen Belsen dove verrà registrato il 18 marzo. Bergen Belsen è il campo di concentramento dove si trovava prigioniera Anna Frank. I documenti riguardanti questo lager sono stati bruciati dai nazisti». La ricerca nasce dalla volontà di fare chiarezza sul destino di Giovanni. Il dovere della memoria avvertito prima di tutto dai familiari: «Il mio lavoro è cominciato nel 2018 dal desiderio di mio padre, arrivato alla soglia dei 90 anni, di conoscere la sorte di suo fratello maggiore. Ho trovato il nome di mio zio nella banca dati on-line degli internati militari italiani deceduti. Ho subito pensato che fosse uno dei tanti militari sardi reclusi nei lager tedeschi. Solo dopo aver ricevuto la documentazione dell’Arolsen Archives, ho scoperto che era stato deportato il 7 settembre 1944 a Flossenburg dal lager di Bolzano, con il cosiddetto Trasporto 81”. C’è un paradosso in questa storia. All’ufficio anagrafe del comune di Cagliari non c’è il certificato di morte di Giovanni Pani che ufficialmente è ancora un fantasma.

Vittore Bocchetta

L’artista Vittore Bocchetta, uno dei sopravvissuti, morto nel 2021 all’età di 102 anni, ha riportato alla luce in tempi recenti una pagina di storia ingiustamente dimenticata. Il nipote Alberto è il custode delle sue memorie: «Mio zio è stato l'ultimo dei sopravvissuti del “Trasporto 81”. Nel 1998 Carla Giacomozzi, direttrice dell'Archivio Storico del Comune di Bolzano, dove aveva sede il lager da cui transitarono i deportati, lo convinse a ritornare nei campi di Flossenbürg e Hersbruck e fornire la sua testimonianza soprattutto nelle scuole e con le sue opere. Il responsabile del Memoriale di Flossenbürg gli fece dono di una copia dell'elenco dei 432 italiani del “Trasporto 81” (allora riservata e preziosissima). A partire da quella copia, che riporta i dati anagrafici dei deportati, è stato possibile risalire ai nomi dei sardi». Chi sono i deportati? «Nove di loro avevano tra i 34 e i 50 anni e si erano trasferiti da tempo per lavoro in Lombardia, Liguria e Veneto. Altri 5 erano militari delle classi 1922-1925 che, dopo l’8 settembre 1943, avevano scelto di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana». «I sardi del Trasporto 81 – conclude Alberto Bocchetta – erano 14 più un altro, Vincenzo  Barbera, marinaio che aveva dichiarato di essere nato a Cagliari (dove ha comunque vissuto a lungo e dove era nata la madre), ma era in realtà nativo di Erice (Trapani)».

Pietro Meloni

Anche Pietro Meloni, sassarese, carabiniere, ha legato  il suo destino al “Trasporto 81”.  La nipote Carmen è la custode dei ricordi. «Era stato arrestato a Rho dove prestava servizio dopo aver lasciato la Sardegna. Con gli altri 431 deportati, nel campo di sterminio di Flossenburg,  ha varcato il cancello del lager il 7 settembre 1944. Da quel momento viene cancellato come persona con una dignità e un nome. Diventa un numero di matricola: il 21505, cucito su un triangolo rosso sistemato sulla sua casacca a righe». La città di Rho ha dedicato a Pietro Meloni una pietra d’inciampo davanti alla sua abitazione. A San Vero Milis, con una pietra d’inciampo, inaugurata in occasione della giornata della memoria di due anni fa,  viene ricordato Cosimo Orrù, magistrato, anche lui a bordo del treno partito dalla stazione di Bolzano con destinazione Flossenburg.

Gli altri deportati

La luce della memoria sugli altri sardi che hanno vissuto quella tragica esperienza: il cagliaritano Ugo Miorin,  i sassaresi Antonio Pilo e Dino Col, Luigi Murgia, nato a Escalaplano, Mario Ardu, originario di Lanusei, gli ozieresi Salvatore Becciu, Michele Carraca e Giuseppe Mazza, Franco Cristiani, nato a Iglesias, e Pietro Zuddas, di Villacidro.

Una foto tratta dal libro
Una foto tratta dal libro

Una foto tratta dal libro 

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