Tra Sardegna e Etiopia: alla Milano Fashion Week la collezione di Antonio Marras
Il viaggio, l'esotismo dell'Etiopia e la meravigliosa isola dell'Asinara.
È da questo mix di suggestioni che nasce la nuova collezione Primavera/Estate 2019 di Antonio Marras, presentata alla Milano Fashion Week nel capoluogo lombardo, in corso fino al 25 settembre.
In passerella c'è la storia di una donna: è la principessa del Melograno d'oro, Romane Work, figlia del Negus d'Etiopia Hailè Selassie e moglie del Generale etiope Beyené Merid, che nel '37 finì in esilio all'Asinara ("Respiro Sardegna tutti i giorni, impossibile non lasciarmi influenzare", spiega Marras) con i suoi quattro figli.
Lo stilista algherese l'ha vista per la prima volta in una fotografia, pubblicata su un giornale: "Sguardo regale, vestita di chiaro con un pellicciotto", spaesata, forse, nella bellissima isola nel nord della Sardegna.
Da qui l'ispirazione per la collezione, che ha trasformato la Sala Cavallerizze di via Olona nella iconica traversata della principessa, il cuore diviso in due. Da un lato la sua Africa, quella che aveva affascinato Arthur Rimbaud ("L'uomo dalle suole al vento, che di Harar, città mistica dell'Etiopia, ha fatto il suo rifugio") a cui è dedicata la sfilata assieme al viaggiatore inglese Bruce Chatwin.
Dall'altro l'Asinara, isola nell'Isola: "51,9 metri quadrati di terra battuta dal vento, arida e sassosa, disabitata, selvaggia, terra che non sembra Sardegna, forse Grecia, forse un'isola delle Canarie, forse un pezzettino di Zanzibar o un piccolo tratto di bush africano".
A dominare è il colore verde, il secondo dei due colori che "esistono al mondo" recita una poesia di Sergio Atzeni, citato da Marras.
"Sono partito dal verde militare - racconta - dal camouflage, dagli animal print, per creare una storia di dettagli. Il colore verde è quello che scandisce il ritmo di tutta la collezione": verdi i parka scomposti, gli intarsi, gli sfondi dei pitonati e gli abitoni in cotone. "Tutto il resto è giocato sulla costruzione, sull'assemblaggio di materiali differenti".
Spuntano così stampe, maculati, piume, colori forti e pochi ricami: "Sono queste le ultime reminiscenze che la principessa porta con sé dal suo Paese". Bellissimi i cappelli velati: "Questa donna ha attraversato i deserti, perciò indossa cappelli che la difendono dai moscerini: ma nella traversata raccoglie brandelli di fiori, rami e farfalle, e li abbellisce per non perdere la sua femminilità".
"Le sfilate di Antonio non sono sfilate - le parole di Geppi Cucciari, autodefinitasi 'amica carnale' dello stilista e di sua moglie Patrizia - sono esperienze visive, artistiche, sentimentali e emotive. La bellezza, quando si tratta di Antonio, mi commuove sempre perché so quello che c'è dietro: fatica, amore, impegno e passione".
Angelica D'Errico
(Unioneonline)