Uno degli episodi meno conosciuti dell’età della Rivoluzione francese e dell’epoca napoleonica riguarda la colonia di Santo Domingo nei Caraibi.

Santo Domingo era nel Settecento la colonia schiavistica più redditizia del mondo. Nelle sue piantagioni, che producevano tre quarti della produzione mondiale di zucchero, lavoravano, infatti, 500mila schiavi neri. Nella colonia il potere era totalmente nelle mani dei proprietari terrieri bianchi, circa 30mila persone, che godevano di tutti i privilegi. Nel 1791, però, Toussaint Louverture (1746-1803), uno schiavo liberato che aveva potuto studiare e che conosceva i principi di uguaglianza della Rivoluzione francese, si mise alla guida di una rivolta di schiavi, deciso a mettere fine al dominio dei colonizzatori sull’isola. 

Capopopolo, condottiero, ma anche uomo dispotico e ambiguo (non rinunciò, nonostante tutto, a possedere a sua volta degli schiavi), Louverture è il protagonista dell’accuratissima biografia "Spartaco nero” (Rizzoli, 2023, pp. 600, anche e-book) scritta da Sudhir Hazareesingh, docente di storia culturale francese a Oxford.

Grazie a un grande acume interpretativo e a ricerche approfondite condotte su archivi inediti, Sudhir Hazareesingh ricostruisce una vicenda storica avvincente e ricchissima di eventi. Negli anni che videro emergere la figura di Louverture, Santo Domingo divenne teatro di una guerra crudele, in cui non mancarono i massacri da una parte e dall’altra. Toussaint Louverture, però, rafforzò la sua posizione perché poteva contare su molti più uomini rispetto ai proprietari bianchi e fu, inoltre, capace di organizzare gli schiavi in un vero e proprio esercito. I ribelli si ispiravano ai principi della Rivoluzione francese ma si ritrovarono ben presto a combattere contro i soldati inviati dalla Francia. Per i francesi, infatti, un conto era fare la Rivoluzione e riconoscere i diritti ai cittadini della Madrepatria, tutta un’altra cosa era perdere una colonia tanto redditizia come Santo Domingo.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

La Francia aveva, però, troppi problemi in Europa per continuare a inviare truppe nei Caraibi e così, nel 1794, Touissant Louverture potè abolire la schiavitù e diventare governatore di Santo Domingo. La guerra con la Francia non era finita. Anzi riprese ancora più violenta quando Napoleone decise di riprendere il controllo della colonia. Inviò 35mila soldati per sottomettere gli ex-schiavi ma la spedizione fu una disfatta. Quasi tutti i francesi morirono per le imboscate degli uomini di Toussaint Louverture e per la febbre gialla. Così alla fine del 1803 l’ex colonia si dichiarò indipendente assumendo il nome di Haiti. Fu la seconda colonia delle Americhe ad ottenere l’indipendenza dopo gli Stati Uniti e la prima repubblica di ex schiavi del mondo. Toussaint non ebbe però la possibilità di vedere il trionfo del suo popolo. Catturato dai francesi nel 1802, morì in prigionia nell’aprile del 1803.

Oltre agli eventi storici, Sudhir Hazareesingh scandaglia in particolar modo la personalità di Louverture delineandone la parabola umana e politica senza nasconderne le ombre e le contraddizioni. A suo modo un gigante della Storia capace di dominare e guidare il processo che, nel corso di dodici anni, portò alla proclamazione del primo Stato nero indipendente: diventò governatore, promulgò la Costituzione, governò da autocrate. Fu soprattutto capace di incanalare nella propria battaglia l’eredità ibrida della cultura degli schiavi, nutrita anche di misticismo caraibico e tradizioni africane, fondendola agli spunti dell’Illuminismo e dei moti rivoluzionari europei. Secondo l’autore fu «il primo supereroe nero dell’era moderna».

Sicuramente fu un uomo che cambiò il corso della storia e mostrò al mondo che niente era immutabile, né la schiavitù, né la supremazia dell’uomo bianco.

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