L'ambiente e il legame tra uomo e natura sono i temi al centro della mostra "Sii albero", un'esposizione che ripercorre la filosofia dell'architetto milanese Stefano Boeri in un sorprendente dialogo con le opere e la poetica dell'artista di Ulassai, Maria Lai, morta nel 2013.

L'inaugurazione è prevista domenica 20 giugno, alle 18.30, nelle sale della Stazione dell'Arte di Ulassai.

Le produzioni di entrambi saranno messe in evidenza in un dialogo tra due visioni affini che, pur nella originalità dei linguaggi espressivi, lasciano trasparire una nuova concezione del vivere umano sulla terra.

La mostra è curata da Davide Mariani, direttore del museo.

"Se l'attività di Boeri è nota per la continua ricerca di un'alleanza tra esseri umani e natura vivente, con diverse soluzioni architettoniche divenute celebri in tutto il mondo, come i Boschi Verticali che ricostruiscono il legame tra uomo e ambiente, in cui la natura diventa facilitatrice dei rapporti umani, anche Maria Lai in più occasioni, ha realizzato opere incentrate sui talvolta fragili equilibri sociali e ambientali", sottolinea Mariani. "Il lavoro di Boeri - aggiunge il presidente della Fondazione Stazione dell'Arte e sindaco di Ulassai, Gian Luigi Serra - in comunione con le opere di Maria Lai, recupera tutto quello che ci è di più caro: la natura, la biodiversità culturale, la relazione".

TRE ELEMENTI – Tre gli elementi che compongono il progetto "Sii albero": l'esposizione nella nuova Project room del museo, l'installazione realizzata nel parco e la mostra negli spazi della ex rimessa del treno.

Il bosco verticale, edificio-simbolo del lavoro di Stefano Boeri, trova spazio a Ulassai nella minuta "Casa delle Janas", la nuova "Project room” della Stazione dell'Arte che ospita un modello in scala 1:50 di questa nuova architettura. Ma c'è anche "il ciclo della vita e della natura" al centro del dialogo tra Maria Lai e Stefano Boeri, che questa volta si sviluppa nel parco della Stazione dell'Arte, rispettivamente tra la scultura "Fiabe intrecciate", omaggio a Gramsci del 2007, e la micro-architettura temporanea "Radura degli abbracci" del 2017. Entrambe le storie hanno in comune un momento drammatico in cui ai bambini, come ricorda Maria Lai, è affidato il compito di ricomporre la frattura passato-presente, riconducibile a quella tra uomo e natura.

IL PROGETTO – Oggi, a quello stesso invito risponde Boeri con un prototipo di spazio pubblico, "Radura degli abbracci", declinazione del progetto Radura (2016), che qui si compone di novantacinque cilindri di legno d'abete di cinque metri di altezza, che creano un luogo a contattto con la natura "permeabile e intimo". IN ESPOSIZIONE – Il percorso espositivo si chiude con una selezione di progetti, schizzi, foto e disegni riferiti alle varie installazioni di "Radura nel mondo", fino ad arrivare a "Radura della memoria", l'ultimo esemplare realizzato da Boeri a Genova in seguito al crollo del Ponte Morandi nell'agosto 2018. L'intervento è costituito da un podio ligneo circolare del diametro di 50 metri, all'interno del quale sono collocate quarantatrè specie arboree differenti, in ricordo delle vittime della tragedia. 

(Unioneonline/v.l.)

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