Fuori Luogo, fuori stagione, fuori contesto e fuori… all’aperto. L’esposizione del mosaicista Luka Mura, originario di Bono ma artisticamente nato a San Teodoro, regala una veste del tutto inedita alla spiaggia La Cinta, trasformandola in un museo a cielo aperto. Per la mostra personale “Teatro Naturale: Sabbia”, in programma dal prossimo venerdì e per tutto il week end, l’artista ha concepito un progetto espositivo innovativo ed esperienziale, che enfatizza uno dei luoghi più iconici della Sardegna leggendo nell’ambiente intorno a lui un nuovo spazio artistico.

"L’idea di trasformare La Cinta in un teatro esprime un concetto più ampio in cui credo molto, che trasforma questo genere di location alternative in luoghi d’arte - spiega Mura – mi piace l’idea che il mio visitatore si trovi in spiaggia a passeggiare, scalzo ed in costume da bagno, e si imbatta inaspettatamente in una mostra”.

Per l’occasione lo storico stabilimento balneare The Wave di Nardo Decandia ha messo a disposizione 15 delle sue postazioni per fare spazio ad altrettanti mosaici. Attraverso le sue opere l’artista vuole trasmettere la sua sensibilità verso gli ambienti di origine, invitando le persone a cambiare punto di vista e ribaltare la canonica concezione di mostra tra quattro mura. Il tutto è esaltato in modo quasi primordiale dalla grazia del mare, dal calore della sabbia e dalla percezione dei colori. Così, a sorpresa, sdraio e ombrelloni di uno stabilimento balneare assumono un altro significato.

Con il patrocinio del Comune di San Teodoro, la mostra è pensata come un cammino di scoperta a piedi nudi tra i mosaici realizzati dal 2014 ad oggi, un escursus nel percorso artistico di Mura attraverso una sequenza di opere che affrontano temi e concetti esistenziali come la memoria, la tradizione, l’errore umano, le icone e i significati.

Luka Mura, classe 1976, è uno degli artisti sardi più promettenti e proliferi del momento. Da anni realizza artigianalmente opere che portano alla luce la manualità della tradizione sarda. La sua è una tecnica di mosaico unica, realizzata con materiali poveri e di recupero, in cui la frammentazione di centinaia di tessere irregolari e tutte differenti l’una dall’altra, simboleggia la fragilità intrinseca della vita umana.

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