Dove può condurre un viaggio nessuno è in grado di saperlo e, probabilmente, sta proprio in questo la sua magia. Magia che guida le ricerche e l’attività di divulgazione di Roberto Giacobbo, conduttore di “Freedom” e scrittore. Oggi alle 17 nella sala Maria Lai dell’Università di Cagliari in viale Fra Ignazio, presenterà la sua ultima fatica letteraria “Storia alternativa del mondo” in occasione della sedicesima edizione del Premio Alziator. Un libro, uscito l’8 settembre 2020, che continua a offrire spunti di riflessione, stabilendo un collegamento intrigante tra storia e leggenda, proponendo nuove chiavi di lettura e interpretazione su eventi del passato dati per scontati. Tanti i personaggi e i luoghi passati in rassegna dalla piramide sommersa di Yonaguni a Omero, sino al tenente colonnello dell’Armata Rossa Stanislav Petrov passando per la civiltà nuragica e gli antichi Shardana.

Giacobbo, dopo “Notti al parco” a Laconi la scorsa estate, torna in Sardegna.

«Già, sono molto felice. Per me venire in Sardegna è un momento di estrema passione e grande positività. Non un semplice impegno di lavoro ma un’occasione di crescita e un'opportunità per fare nuove conoscenze».

Quali luoghi dell’Isola che ancora non ha visto vorrebbe analizzare?

«Ho avuto l’opportunità di visitare in maniera approfondita la Sardegna ma gli elementi da approfondire sono tantissimi. Sicuramente, direi la tomba dei Giganti di Li Mizzani a Palau oppure le grotte di Carloforte come quelle del Pulpito e di Punta delle Oche».

Nel libro dedica un capitolo alla civiltà nuragica e ai guerrieri Shardana. Quali elementi la affascinano di questi due popoli?

«Sono molteplici: della civiltà nuragica amo il modo in cui si approcciavano al lavoro della pietra, il modo di gestirla e farla propria. Un qualcosa di estremamente preciso e unico. Degli Shardana, invece, il carattere, la forza e la tenacia, oltre alla grande organizzazione dal punto di vista tattico e militare».

In “Storia alternativa del mondo” parla anche di Dante. Quali versi della Commedia dantesca sceglierebbe per l’Isola?

«Purtroppo non conosco a menadito la Commedia dantesca pur essendone grande ammiratore. La Sardegna è splendida, ricca di storie, con una poetica unica che non smetterà mai di affascinarmi».

Nel libro lei fa riferimento all’aldilà, tematica che ha più volte affrontato.

«Sì, è un argomento su cui ho svolto varie ricerche. C’è chi nega a prescindere la sua esistenza, personalmente faccio fatica a pensare che non esista. Sin dall'antichità è attivo il culto dei morti, la necessità di guardare oltre e vedere cosa c’è dopo l’esistenza terrena. Nessuno sa come sarà, immaginarlo è impossibile ma vale la pena farlo».

Lei definisce la morte come un altro tipo di vita. Perché?

«Non mi piace parlare di morte attribuendole un significato di fine, preferisco approcciarmi in maniera positiva, immaginando un nuovo percorso in grado di superare le nostre aspettative e paure».

Tra leggenda e storia cosa si trova?

«La cura per i dettagli, il desiderio di verificare e analizzare i particolari, entrare in profondità nelle le fonti. Viaggiamo costantemente tra leggenda e storia e ognuno di questi due aspetti può condurci a scoperte che mai avremmo immaginato».

In conclusione lei utilizza l'espressione “occhi giusti”. Cosa intende?

«Avere gli occhi giusti significa non fermarsi, approfondire e andare oltre. Nella storia così come nella quotidianità non bisogna mai dare nulla per scontato. La magia sta nel non smettere di cercare».

Mattia Lasio

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