Nel 1354 l'inquisitore Nicholas Eymerich e il re Pietro IV d'Aragona sbarcano con le truppe spagnole nell'isola “semiselvaggia” per assediare Alghero, preoccupati della rivolta capeggiata dal giudice Mariano d'Arborea, che ha come alleato una divinità misteriosa chiamata “Sardus Pater”.

È la sinossi di parte del romanzo “Il mistero dell'inquisitore Eymerich” (1996, Urania) uno dei più noti (e tradotti in Europa) della saga che Valerio Evangelisti, morto ieri a Bologna all’età di 69 anni, ha costruito attorno alla figura realmente esistita dello spietato inquisitore domenicano della Corona d'Aragona.

Le copertine del romanzo ambientato in Sardegna e del primo libro della saga (foto G. Marras)
Le copertine del romanzo ambientato in Sardegna e del primo libro della saga (foto G. Marras)
Le copertine del romanzo ambientato in Sardegna e del primo libro della saga (foto G. Marras)

Romanzo dove il passato influenza il presente e il futuro, visto che la vicenda si articola su ben tre piani temporali. Uno, appunto, riguarda la spedizione del re con dodicimila uomini per rioccupare Alghero e sottomettere il giudice Mariano. Una spedizione che non raggiunse i risultati sperati, tanto che dopo oltre sette mesi si raggiunse una tregua e la pace delineata nel 1355 a Sanluri, che durò una decina d'anni. Il fatto storico viene romanzato e adattato allo stile e alla narrazione delle vicende di Eymerich: fantascienza con spruzzata di gotico e horror che hanno reso celebre lo scrittore bolognese, scomparso a Pasquetta, due mesi prima di compiere 70 anni.

Da Nicholas Eymerich alla trilogia di Nostradamus, passando per il ciclo dello stregone-pistolero messicano Pantera e la trilogia americana incentrata sul movimento sindacale, Valerio Evangelisti ha creato uno stile molto personale, contaminando le forme della letteratura di genere. Un autore originale e unico nel panorama italiano.

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