"È cominciata con la paura. Paura delle automobili. Paura dei treni. Paura delle luci troppo forti. Dei luoghi troppo affollati, di quelli troppo vuoti, di quelli troppo chiusi e di quelli troppo aperti […] paura di stare con gli altri e paura di restare da sola […] Come si fa a definire quella particolare paura - che non è la paura di qualcosa di reale, concreto, riscontrabile, evidente, ma una paura irrazionale e pervasiva che fa del corpo, del sistema cardiocircolatorio, respiratorio e vasomotorio l'onda del ciclone, il punto preciso da cui ha origine un terremoto, il cuore di un incendio spaventoso, l'abisso più nero". Le parole della protagonista di questo romanzo ci introducono, passo dopo passo, alla scoperta del suo malessere, fin dal primo momento in cui la sua vita precipita nella depressione e negli attacchi di panico.

La rottura di una relazione, dopo anni di convivenza; la perdita di peso fino all'anoressia; la sua difficoltà a chiedere aiuto per paura del giudizio degli altri; sono questi gli elementi che la fanno precipitare in un vuoto infinito: "Un attacco di panico osservato da fuori non significa nulla: il battito del cuore accelerato, il volto pallido, le mani ghiacciate, forse un velo di sudore sul viso, ma passa, passa in fretta, al massimo dura mezz'ora […] chi non l'ha provato, non sa quanto possa essere lunga e insopportabile quella mezz'ora. Quando provi a raccontarlo a qualcuno ti senti ridicolo. E viste le reazioni incredule o distratte che ti trovi davanti, cominci a vergognarti e preferisci tacere, allontanarti, sparire".

Simona comincia a pensare alla morte e quel pensiero le concede sollievo; ma sarà proprio per quel tentativo di suicidio andato male, che comprenderà di essere giunta a un processo di autodistruzione: "Accettando l'idea di morire, senza esserne consapevole, mi sfidai a vivere". Simona decide di chiedere aiuto a delle figure professionali. Si rivolge dapprima a un chirurgo plastico per cominciare ad accettare il suo corpo; in particolare i suoi seni, che, in seguito all'anoressia, hanno perso forma: "Ogni volta che un bisturi incide e rimodella un corpo scolpisce anche una mente e un'interiorità". Si rivolge, poi, a una psicanalista per ottenere supporto psicologico: "Non dovevo alzare la voce, non dovevo discutere, litigare, lottare per essere ascoltata, e accettata. Non dovevo compiacere, dunque mentire o addolcire ciò che dicevo e che provavo [...] la psicoanalista, era dalla mia parte, non contro di me. Le sue parole non mi minacciavano, ma mi rendevano libera".

Grazie a questo percorso, la protagonista riconosce l'importanza di chiedere aiuto, per poter ammettere il disagio senza vergognarsi, ma soprattutto ciò che comprende è la possibilità di lasciare la sua corazza e finalmente autorizzarsi a essere fragile. "Parla, mia paura" è un romanzo autobiografico di Simona Vinci, edito da Einaudi.

La copertina
La copertina
La copertina

In questo libro, l'autrice fa emergere un male invisibile, che colpisce l'anima, la pervade e la logora. È un disagio che lentamente consuma le nostre giornate, spegne le passioni e ci costringe a stare nell'ombra dei nostri pensieri e delle paure. Chi non l'ha provato, difficilmente comprende, perché come ci fa notare la protagonista, gli altri spesso minimizzano il disagio: "Sorridi. Cerca di pensare positivo. La tristezza prima o poi passa". E questo, talvolta, ci costringe a chiuderci in noi stessi e a non sentirci capiti. Il romanzo di Simona Vinci esorta il lettore a comprendere il calvario della depressione e degli attacchi di panico, perché parlando della sua esperienza, ha dato voce a un malessere, che sebbene abbia un'elevata incidenza nella popolazione mondiale, è ancora un tabù. Richiedere e dare aiuto è l'espediente che questo libro valorizza per poter uscire dalla sofferenza; un aiuto empatico e scevro di giudizio, perché come ci ricorda la protagonista: "Forse l'amore silenzioso e incondizionato, una pazienza estrema, la vicinanza priva di giudizio possono, alla lunga, cambiare qualcosa e fare la differenza".
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