Influenzato dal writer americano Leith Haring, quello degli omini bidimensionali, l'artista sardo Gian Piero Mongiu ha creato da qualche anno gli "omineddos", figure ancora più stilizzate che si muovono su mappe intricate, talvolta simili a labirinti. Di presa immediata sul pubblico, anche quando si tratta di bambini.

Si intitola "Omineddos Everywhere" la mostra a lui dedicata e che verrà ospitata dal 4 all'11 aprile nello Spazio Domo de Arte di Sassari.

Riservato e schivo, autodidatta, Mongiu vive e lavora a Pattada. Con "Omineddos Everywhere" l'artista presenta un'ampia selezione dei suoi lavori che stupisce per varietà, creatività e sicurezza del segno grafico.

Già nel titolo della rassegna, tratto dall'hashtag con cui Mongiu diffonde sul web e sui social network le sue opere, è segnalata la doppia origine degli omineddos, figure essenziali ma comunicative che dall'isola invadono un mondo dominato dalla cultura pop anglo americana.

Gli omineddos sono dappertutto perché sempre presenti nella mente del loro creatore che li vede e li riproduce ovunque. Impressi con pennarello a punta fine su carta e cartoncino, gli omineddos si appropriano anche di oggetti di legno, cartone, metallo, plastica con esiti di grande impatto visivo.

Con ironia e leggerezza, si offrono alla lettura di un pubblico che può andare dai 2 ai 99 anni perché, pur segnalando temi anche drammatici della società odierna, parlano al bambino che è dentro ciascuno di noi.
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