C’è un filo che attraversa oceani, stadi e generazioni: quello che unisce la storia di Lucy Alves, icona del calcio femminile brasiliano, all’entusiasmo con cui il suo paese natale continua a riconoscerne il valore.

E oggi quel filo torna a brillare grazie a un nuovo premio: il docufilm "Lucy, un destino da pioniera” di Roberto e Francesco Pili si è aggiudicato la medaglia di bronzo nella categoria lungometraggi alla prima edizione del Festival de Cinema Mulheres no Futebol, rassegna internazionale ospitata al Museu do Futebol di San Paolo.

Il film, un viaggio visivo e umano costruito con sensibilità e ritmo narrativo, ha ormai una collezione impressionante di successi: 119 premi nei festival di cinema indipendente di tutto il mondo. Un caso raro, soprattutto per un’opera che intreccia sport e memoria culturale per raccontare la traiettoria di una donna che ha trasformato una passione in una rivoluzione. 

Lucy Alves è, infatti, la prima calciatrice brasiliana ad aver giocato in Italia e in Europa, un traguardo che ha aperto strade fino ad allora impensate. Oggi vive in Sardegna, a San Sperate, ma la sua vicenda resta fortemente legata al Brasile, dove la cultura del calcio è mito collettivo, rito quotidiano, linguaggio nazionale.

Il docufilm dei fratelli Pili però non si limita a seguire le sue imprese sul campo: tratteggia l’ambiente, le sfide, le discriminazioni e l’energia che hanno plasmato il calcio femminile brasiliano.

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Nel film compaiono volti che raccontano diverse epoche: dal monumentale Dida, portiere rossonero e campione del mondo con la Seleção, alle protagoniste storiche come Antonella Carta, Angela Coda e Juliana Cabral. Le loro testimonianze compongono un mosaico di lotte e conquiste che trascende il semplice sport.

Il riconoscimento per l’opera arriva al Museu do Futebol, allestito dentro il leggendario stadio Pacaembu, da anni diventato un laboratorio tecnologico di narrazioni immersive. Qui il Brasile si specchia nelle proprie icone – Pelé, Zico, Sócrates, Ronaldo – ma negli ultimi anni ha ampliato la lente, inserendo finalmente anche le protagoniste del futebol feminino.

Tra le figure celebrate, accanto a nomi come Marta, Formiga e Sissi, c’è naturalmente anche Lucy Alves, la cui storia rappresenta il passaggio da un calcio femminile marginalizzato a un movimento che reclama il proprio spazio nella cultura e negli immaginari del Paese.

«Essere riconosciuta nella mia terra ha il doppio valore della vittoria e del sentirsi riconosciuta come qualcuna che ha fatto molto per lo sport, per il movimento e per l’emancipazione del calcio femminile in Brasile, insieme alle pioniere della mia generazione», ha detto Lucy Alves.

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