Il clamore non si è fatto attendere e forse Dmitry Muratov, direttore del giornale russo d’opposizione Novaya Gazeta – quello, per intenderci, di Anna Politkovskaya – mirava proprio a farsi notare in patria e all’estero, denunciando ancora una volta la pressione e il clima di minaccia in cui operano quotidianamente i cronisti russi non filo-governativi.

Dagli studi radiofonici di Ekho Moskvy il coraggioso Muratov ha annunciato di voler dotare lo staff della scomoda testata giornalistica di armi per la difesa personale. Un’iniziativa estrema che arriva a pochi giorni dal ferimento di Tatiana Felghengauer, giornalista simbolo della radio citata, ferita mentre si trovava in redazione.

Ora Novaya Gazeta, da sempre in prima linea nella denuncia degli abusi governativi, vuole dire basta al clima di paura, in memoria dei tanti reporter morti mentre facevano il proprio mestiere, con la sola colpa di averlo fatto troppo bene e aver portato a galla il torbido dell'era Putin.

Oltre al caso clamoroso della Politkovskaya, si ricorda la morte per avvelenamento di Yuri Shekochihin, quella di Anastasija Baburova, uccisa in pieno centro di Mosca insieme all’avvocato difensore dei diritti umani Stanislav Markelov, e ancora Yelena Kostyuchenko e Diana Khachatryan attaccate mentre seguivano la commemorazione sull’eccidio di Beslan. Minacce, intimidazioni, pedinamenti, auto bruciate e campagne diffamatorie costringono a gesti estremi, secondo il direttore della Gazeta, che interpellato sull’iniziativa risponde laconico: "Siamo stati lasciati senza altra scelta".

(Redazione Online/b.m.)
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