Nel ricordo di Joyce Lussu a 27 anni dalla morte, le parole di Silvia Ballestra e il ritratto di Sandro Dessì
La scrittrice è intervenuta all’intensa giornata di studi organizzata a Cagliari, all'Archivio di Stato, da IssascoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Emilio ti ricordi
 quando ci siamo incontrati
 la prima volta
 in una casa svizzera linda e lustra
 di cera e di tendine
 e già la sera stavamo abbracciati
 in un letto a una sola piazza
 e poi tanti decenni di cose fatte insieme
 e le assenze
 i viaggi lunghi e brevi
 tu partivi io partivo
 ci mandavamo cartoline
 fino all’incontro successivo
 
 E a un certo punto sei partito
 per un viaggio più lungo
 un posto dove non ci sono uffici postali
 per mandar cartoline
 o negozi per comprare regali
 ma i pensieri arrivano lo stesso
 Che ne direbbe di questo? sarebbe contento?
 Gli sembrerebbe fatto male?
 
 Forse se usassi bene gli occhi
 sotto le palpebre chiuse ti vedrei arrivare
 da dietro gli archi e i sempreverdi
 con un sorriso
 affettuoso e divertito
 per lo scherzo che hai fatto
 di non mandare notizie
 oppure prendo in mano un tuo libro
 e lo do a un giovinetto
 affinché tu gli parli con le parole giuste
 e attendo io la risposta
 o anche ripeto qualche cosa che hai detto
 prima di partire
 e cade tanto a proposito
 da sembrare inventata in quel momento stesso
 
 Non c’è niente di buio e di definitivo
 in questo tuo essere assente
 e il mio non è un aspettare
 ma nemmeno una perdita o una voragine
 in cui non sei più
 Perché sei
 sei dentro tante cose
 parole immagini idee sentimenti
 aspirazioni stimoli movimenti
 presenti
 
 (Joyce Lussu - da L’uomo dell’altipiano: riflessioni, testimonianze, memorie su Emilio Lussu, 2003)
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Sono trascorsi 27 anni dalla morte di Joyce Lussu Salvadori (scomparsa il 4 novembre del 1998). Il suo ultimo sogno è l’incontro con Emilio per sposarsi. Lei indossa una veste bianca ricamata, un abito da sposa. Un nuovo incontro tra loro. In un orizzonte diverso rispetto a quello dei “fronti e delle frontiere” che hanno attraversato nella lotta contro il nazifascismo. Silvia Ballestra lo ha raccontato nel libro “La Sibilla, vita di Joyce Lussu pubblicato da Laterza. La scrittrice marchigiana si è confrontata ancora una volta con una donna che ha affrontato le tempeste del Novecento con la forza delle sue idee e della sua coerenza. Nel 1996 ha pubblicato “Joyce L. Una vita contro”, frutto di lunghe conversazioni con la sua “sibilla”. Silvia Ballestra è intervenuta all’intensa giornata di studi organizzata a Cagliari, all'Archivio di Stato, da Issasco (Istituto sardo per la storia dell'antifascismo e della società contemporanea) in occasione dei cinquant’anni dalla morte di Emilio Lussu. Emilio e Joyce, l’olivastro e l’innesto, secondo una felice espressione della stessa Joyce. Una vita insieme, unione sentimentale e politica.
Joyce quali valori le ha trasmesso?
Ogni volta che ci penso dico di aver avuto una fortuna pazzesca a incontrare Joyce. Ma chiunque si è avvicinato alla sua figura è rimasto profondamente colpito. Joyce, come Emilio Lussu, era capace di risvegliare le coscienze. Ha dimostrato che l'utopia non è qualcosa di irrealizzabile. Lei, che ha lottato contro i totalitarismi e più tardi per la liberazione dei paesi africani dal giogo coloniale, incarna l'utopia del possibile.
Perché considera Joyce Lussu una sibilla?
Ha anticipato molti temi perché li conosceva bene. Aveva la capacità di capire quali fossero i più importanti. In cima ai suoi pensieri c’era il tema della guerra, evento terribile che aveva vissuto direttamente. È una questione drammaticamente attuale che va sviscerata e smontata come ha fatto Joyce che ha riflettuto sugli armamenti e sulle tecnologie della distruzione. Ci teneva molto ragionare su che cosa sia la civiltà e su che cosa sia la barbarie.
Anche sulla questione ambientale è stata profetica.
Ha anticipato il tema dell'ambiente. Lo ha fatto negli anni Settanta quando in Italia non se ne occupava nessuno. Nel saggio “L'acqua del 2000” riflette sullo sfruttamento delle risorse del pianeta e propone modelli più equilibrati.
La critica ma anche la capacità di indicare vie alternative.
Accanto alla denuncia e all'individuazione dei problemi c'era sempre una proposta di soluzione. Era coerente, molto salda sulle sue posizioni e determinata nel far valere le sue idee.
Joyce ed Emilio. L’olivastro e l’innesto. Come si sviluppa il rapporto di Joyce con la Sardegna?
Joyce giunge nell’Isola dopo la guerra. Emilio era ministro. Lei dice: non voglio fare la moglie del ministro. Ha deciso di intraprendere un percorso autonomo. Arriva in Sardegna con grande curiosità e si innamora di questa terra. Lei parla di innesto. La nascita di qualcosa di nuovo e di fecondo. Joyce ha girato tutta la Sardegna in un momento in cui l'Isola affrontava una fase tormentata con tante ferite. Ha scritto racconti bellissimi su ciò che ha visto nei suoi viaggi spesso a cavallo per strade impervie. Ha organizzato a Cagliari, nel 1952, un grande convegno insieme ad altre donne sarde di vari partiti. Donne che hanno discusso di questioni molto concrete come il lavoro, il salario, la casa, l’istruzione, l’ambiente. Un evento che ancora viene ricordato. Joyce continua ad essere un riferimento per tante persone. Non c'è più lei ma ci sono i suoi libri e le sue idee. Lei è il Novecento.
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Nel libro Silvia Ballestra scrive che “Joyce era stata contenta di aver fatto quel sogno: di questo appuntamento che aveva con Emilio da qualche parte, e che lei aspettava come già era accaduto con successo tante volte nella loro vita grazie alla loro speciale telepatia familiare, ne aveva parlato come di una cosa che le aveva messo allegria e lasciato un grande sentimento di pace per quell’ulteriore possibile incontro, atteso da tanto tempo”.
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Sulla brace del focolare s’è acceso un fuoco vivo
così non ho più freddo.
Forse è solo la fiamma di un ramoscello secco
di lentischio
strappato dai cespugli che crescon sulla rena
tra il mare e la collina
forse è soltanto la vampata breve
d’erbe secche e di steli
d’asfodelo.
Ma io vorrei che fosse un grande fuoco
d’un tronco d’elce o d’olivastro
anzi di un albero bizzarro
che, non so più dove l’ho letto,
arde senza consumarsi.
Joyce Lussu da “Inventario delle cose certe”
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Il fumettista Sandro Dessì per ricordare Joyce Lussu a 27 anni dalla morte ha realizzato un ritratto. Dessì, radici ad Armungia, ha iniziato giovanissimo a disegnare e a dipingere utilizzando varie tecniche. Insegna materie letterarie e Storia dell’Arte ed è appassionato da sempre del mondo dei fumetti, nei quali intravede una straordinaria e non pienamente sfruttata valenza didattica. È uno degli animatori, soprattutto nella sezione che riguarda il fumetto, del Festival “Premio Emilio Lussu”, organizzato dall’associazione L’Alambicco, che si svolge a Cagliari, all’Hotel Regina Margherita, dall’11 al 16 novembre.
