“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”, scrive Cesare Pavese. E della lunga esperienza professionale di Gianni Filippini, scomparso lo scorso 31 dicembre, si ricordano gli attimi di una vita in cui l’impegno all’Unione Sarda è stato totalizzante.

Alcuni di questi momenti sono stati rievocati nell’incontro che si è svolto all’Unione Sarda, nella sala “Giorgio Pisano” a Cagliari. Un omaggio voluto dall’associazione Cesare Pintus e dal gruppo editoriale a cui il giornale fa riferimento. Gli inizi nella sede del Terrapieno, l’apprendistato sino alla graduale ascesa verso i ruoli di responsabilità sino alla direzione tra il 1977 al 1986. Anni difficili, con tormentate fasi politiche, passaggi di tempo che, dalla tolda della sua nave, Filippini ha sempre gestito con equilibrio e misura.

Lia Serreli (Direttrice generale Gruppo L’Unione Sarda), nell’introduzione, ha ricordato il tratto signorile: «Un giornalista gentiluomo». A Lorenzo Paolini, il suo successore nel ruolo di direttore editoriale, in un’intervista del marzo 2018 dice: «Il primo che ho conosciuto è stato il conte Giulio Spezia che scriveva con penna e calamaio. Ma chi mi ha assunto poco dopo, 8 gennaio 1954, è stato Fabio Maria Crivelli: mio primo e unico direttore. Nel 1977 quel ruolo è diventato il mio». E sul giornalismo: «L’informazione non avrà mai fine perché la gente ha bisogno di sapere. La crisi però pesa, e pure tanto. Il nocciolo è la qualità. L’Unione Sarda, nella storia, ha subìto alcuni attacchi insidiosi, ricordo bene Tutto quotidiano, L’Altro Giornale, e ha saputo fronteggiarli con qualità e completezza. Il punto è che i lettori hanno bisogno di precisione e certezza, se tu fai un bel giornale di 60 pagine e poi sbagli l’ora del congresso hai distrutto tutto. Chi ti legge deve pensare che quel che è scritto sul giornale è come un Vangelo. Fiducia, credibilità e fatti separati dalle opinioni: più che antichi, mi sembrano addirittura concetti del futuro».

Un momento dell'incontro (foto Rais)
Un momento dell'incontro (foto Rais)
Un momento dell'incontro (foto Rais)

Il direttore

Il giornalista Giancarlo Ghirra ricorda Filippini alla guida del quotidiano: «Un potente democristiano voleva la mia testa per un articolo che non aveva gradito. Filippini me lo disse con un mezzo sorriso. Il desiderio di quel politico di non farmi scrivere più non andò in porto». Altre memorie scaturiscono dall’intervista del 2018 e prendono corpo con le parole del protagonista: «Nel 1977 sono diventato direttore di un giornale che allora aveva 88 anni e neanche una donna giornalista. Il 7 marzo ho chiamato una collaboratrice che non conoscevo ma mi sembrava promettente. Le ho detto: scrivi per domani un bell’articolo, non banale e senza luoghi comuni, sulla festa della donna e lo pubblico in prima pagina. Per tre ore è rimasta chiusa in una stanzetta da cui usciva il fumo. Alla fine il pezzo è stato pubblicato e Maria Paola Masala assunta: prima donna a L’Unione Sarda. E mi piace ricordare anche Maria Francesca Chiappe, prima capocronista donna. L’ho conosciuta quando era una nuotatrice e io presidente di una società, in qualche modo l’ho tenuta a battesimo».  Lorenzo Paolini sottolinea il valore dei risultati raggiunti con l’iniziativa editoriale “La Biblioteca dell’Identità”. «Ha portato nelle case dei sardi tanti classici della nostra letteratura».

L’assessore

Lo storico Gianfranco Murtas, in un “Quaderno” appena pubblicato, rievoca la sua avventura umana, professionale e culturale e il suo prezioso contributo per la stesura dei volumi dedicati alla storia del sardismo e del movimento repubblicano. Ci sono poi i molteplici legami con l’associazione “Cesare Pintus” rievocati dal presidente Gianni Liguori. Quel sodalizio che si ispira ai valori incarnati da un antifascista rigoroso che è stato sindaco di Cagliari nel periodo della ricostruzione post bellica e caporedattore dell’Unione Sarda. E l’impegno nella promozione dei libri con la rubrica “Sardegna d’autore” per sedici anni in onda su Videolina e l’attività politica, negli anni Novanta, con il grande merito di aver sostenuto, lo ha rammentato Massimiliano Messina, uno dei ragazzi di “Ipogeo”, l’avvio di Cagliari Monumenti Aperti, una svolta virtuosa che ha ridato slancio alla città.

© Riproduzione riservata