“Rivoluzione Liberale” è la summa del suo pensiero e del suo sguardo lunghissimo. Piero Gobetti è un giovane intellettuale che elabora idee che sono un monito e un invito all’azione quando l’Italia cade nelle braccia del regime che nega le libertà. 

Nato a Torino nel 1901 e morto a Neully sur Seine, alle porte di Parigi, nel 1926, in seguito alle aggressioni subite dagli uomini in camicia nera, è una delle figure centrali dell’antifascismo e della cultura del Novecento come ricorda Gianluca Scroccu, docente di Storia Contemporanea all’Università di Cagliari, nel volume “Piero Gobetti nella storia d’Italia. Una biografia politica e culturale” (Le Monnier) che viene presentato il 4 maggio, alle 17, nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna a Cagliari.

Scroccu, già vincitore del Premio Fiuggi Storia (2016) e del Premio Matteotti (2017) per l’opera su Antonio Giolitti, offre il quadro delle nuove analisi sulle idee del filosofo e giornalista piemontese, che ha lasciato un segno profondo per l’originalità e il valore della sua esperienza intellettuale. Gobetti sostiene che il fascismo era “l’autobiografia di una nazione” e avverte che “combattevamo Mussolini come corruttore, prima che come tiranno, il fascismo come tutela paterna prima che come dittatura; non insistevamo sui lamenti per la mancanza della libertà e per la violenza, ma rivolgemmo la nostra polemica contro gli italiani che non resistevano, che si lasciavano addomesticare”.  Per lui non poteva esistere un socialismo senza libertà. Per questo, la prassi liberale doveva essere la via maestra di ogni scelta politica.

L'impegno

Gianluca Scroccu si proietta anche nel presente per dare conto di quanto sia attuale e necessario il pensiero di Piero Gobetti che ha diretto e creato, oltre a “Rivoluzione Liberale”, le riviste “Energie Nove” e “Il Baretti”. Così lo ricorda l’amico Carlo Levi: «Era un giovane alto e sottile, disdegnava l’eleganza della persona, portava occhiali a stanghetta, da modesto studioso: i lunghi capelli arruffati dai riflessi rossi gli ombreggiavano la fronte». Da Gobetti giunge una lezione di impegno e militanza: «Per Piero - aggiunge Levi - era doveroso partecipare in prima persona al dibattito politico e intellettuale contemporaneo».

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