Di fronte alle aberrazioni compiute dai nazisti prima e durante la Seconda guerra mondiale sono sempre scattate alcune domande.

In primo luogo, ci si chiede come un uomo, Adolf Hitler, abbia potuto dominare le menti e le coscienze di decine di milioni di tedeschi. La seconda riguarda come sia stato possibile che emergesse un movimento politico la cui unica ragion d’essere era l’odio portato alle sue estreme conseguenze. Su tutto ciò però domina il quesito dei quesiti: «Com’è possibile che degli esseri umani abbiano potuto perpetrare crimini così abietti e abominevoli, realizzando una sorta di filiera della morte su scala industriale, mai prodotta prima e sterminando milioni e milioni di altri esseri umani innocenti di entrambi i sessi e di ogni età, non risparmiando nemmeno le categorie più deboli come vecchi, malati e bambini?». 

Con queste parole il criminologo Antonio Leggiero individua nel suo libro "Il profilo criminologico dei gerarchi nazisti” (Mursia, 2023, euro 22, pp. 320) qual è il cuore del problema quando si prova a investigare sul nazismo e i suoi protagonisti.

Per trovare una risposta a un interrogativo così perturbante e disturbante Leggiero ha scelto un approccio insolito e scarsamente esplorato: quello dell’analisi criminologica dei singoli protagonisti del regime nazista.

Il volume, quindi, partendo da un minuzioso lavoro di ricerca, ci fornisce un’analisi tecnica, approfondita e particolareggiata della personalità criminale dei più importanti gerarchi nazisti, grazie a una metodologia di indagine che consenta di arrivare all’elaborazione del profilo socio-psico-criminologico di ognuno di loro.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Sotto la lente di ingrandimento di Leggiero passano quindi le personalità di personaggi come Hermann Göring, raffinato tanto quanto megalomane e crudele. Quindi Heinrich Himmler, sadico signore del male dedito al genocidio del popolo ebraico, e Albert Speer, grande architetto, ma totalmente privo di qualsiasi forma di moralità. E ancora Martin Bormann, Rudolph Hess, Joseph Goebbels e diversi altri che seguirono Hitler nella sua strada di morte e distruzione.

Furono costoro persone affette da un grave disordine psichico, dei folli al servizio di un folle? Leggiero arriva purtroppo a delle conclusioni capaci di mettere a dura prova la fiducia nel genere umano: «Nel corso del libro sono state analizzate approfonditamente, secondo i criteri scientifici maggiormente validi della criminologia contemporanea, le menti di tutti i più importanti neri sacerdoti del terrore nazista; si sono scandagliati i profondi e frastagliati fondali delle loro menti perverse; sono stati enucleati nei dettagli i più reconditi elementi caratteriali, personologici e psicopatologici. Purtroppo, ed è questo il dato più sconcertante che emerge dalla ricerca, al di là di disturbi di personalità (anche severi), forme di paranoia, ossessioni monomaniacali e il comune denominatore dell’asservimento totale anima e corpo, in una sorta di consacrazione mistica maligna, a Hitler, non si sono riscontrate ‘forme mostruose di follia sovrumana’».

I gerarchi nazisti agirono quindi con la piena coscienza e la piena consapevolezza di voler sterminare i loro simili. Non erano degli esempi di mostruosa follia. Erano sicuramente dei mediocri, dei miserabili, dei viscidi profittatori forti con i deboli e deboli con i forti ma, come scrive Leggiero «queste considerazioni non hanno nulla a che vedere con supposte patologie psichiatriche devastanti. Ragion per cui, non resta che giungere a una conclusione (che le nostre coscienze non accetteranno mai) che furono individui, certamente di indole estremamente malvagia e inclini alla violenza in un modo efferatamente non comune, propensi a ogni crudeltà, ma dal punto di vista del funzionamento dei meccanismi psichici e dei complessi circuiti cerebrali non molto dissimili dai nostri».

Erano quindi dei solerti carnefici, degli efficienti funzionari al servizio del male, dei sadici privi di scrupoli e di morale ed è questa la mostruosità peggiore. Una mostruosità che Leggiero traduce in una verità difficile da accettare quando guardiamo al nazismo: «La normalità sostanziale, a livello psichico di fondo, dei suoi massimi esponenti».

© Riproduzione riservata