“I luoghi e le parole di Berlinguer”: a Cagliari una mostra dedicata al segretario del Pci
Aperta l’esposizione nella suggestiva cornice della Passeggiata Coperta e della Galleria dello Sperone del BastioneVideo di Egidiangela Sechi
Ci sono figure che non si spengono. Rimangono come radici profonde nella memoria di un Paese, Enrico Berlinguer è una di queste: non solo uomo politico, ma coscienza, sguardo lungo, orizzonte morale. E Cagliari lo accoglie con una mostra che diventa un viaggio nei luoghi, nelle parole, nella storia e nell’attualità del suo pensiero.
Tra le arcate luminose della Passeggiata Coperta e della Galleria dello Sperone del Bastione Saint Remy – dove, nel gennaio 1984, si tenne uno degli ultimi memorabili comizi del segretario del Pci – prende vita “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”, un progetto espositivo che celebra, interroga, rievoca e provoca il quarantennale della sua scomparsa e restituisce la voce pacata ma ferma di un uomo che ha saputo coniugare politica ed etica, pubblico e privato, impegno e misura.
Bianca Berlinguer, presente all’inaugurazione, restituisce non solo il profilo dell’Enrico politico, ma anche quello del padre. «Tutto ciò che avviene in Sardegna ci provoca grande gioia e grande emozione – ha detto – perché questa è stata la terra dove papà è nato, dove è cresciuto, dove ha scelto la sua militanza politica, dove ha fatto la sua prima tessera ancora in clandestinità del Partito Comunista Italiano e perché è la terra che ha sempre avuto nel cuore».
Le sue parole raccontano così un’appartenenza che ha segnato l’intero arco biografico di Berlinguer. «Il lascito di mio padre credo che sia quello di aver creduto, lottato e dedicato tutta la sua vita a un progetto collettivo in cui si sono identificati milioni di persone, uomini e donne che hanno creduto in un cambiamento profondo di questo Paese. Un progetto incarnato in quello che, negli anni, è stato il Partito Comunista Italiano. Lui diceva sempre: “Se vuoi la pace, prepara la pace. Se prepari la guerra, non puoi giungere alla pace”. La pace era per lui il bene più prezioso, perché senza quel bene non esiste nient’altro».
C’è spazio anche per un ricordo tenero e domestico. Bianca Berlinguer racconta un episodio legato proprio a Cagliari. «Io sono venuta la prima volta quando ero bambina, ma poi ci sono tornata tante volte, ricordo che una volta andammo a dormire a casa di sua zia Iole, forse perché non c'era posto in albergo. In città c'era il Luna-park e io salì per la prima volta sulle montagne russe. Ricordo queste discese col cuore in gola, però ero molto rassicurata, naturalmente come tutti i bambini, dalla presenza di papà al mio fianco».
Tra fotografie d’epoca, materiali d’archivio, voci, filmati e documenti originali, l’esposizione si articola in cinque sezioni tematiche che toccano i nodi principali della biografia e del pensiero di Berlinguer: la vita privata, l’impegno politico, le crisi italiane, lo sguardo internazionale, l’eredità morale. Ma è anche un percorso emotivo: c’è il Berlinguer degli scioperi e delle piazze, quello delle interviste silenziose e delle parole pensate, il Berlinguer che ascolta più di quanto parli, che si ferma davanti ai picchetti degli operai, che tratta i giovani con rispetto e non paternalismo.
Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, ha sottolineato come l’esposizione non sia solo un omaggio al leader, ma un’occasione per rileggere l’intero Novecento attraverso la sua figura: «Ci siamo noi, c’è la nostra storia, la storia delle battaglie per i diritti, per le libertà, per l’emancipazione, per la pace. E in un momento difficile come quello attuale, il pensiero di Berlinguer ci offre chiavi di lettura, risposte, direzioni».
E non è un caso che una sezione dell’allestimento sia dedicata al progetto “Enrico Berlinguer. Alla scoperta dell’uomo e del pensiero”, realizzato da studenti di tredici istituti superiori italiani: un ponte tra generazioni, che rende evidente quanto il pensiero di Berlinguer possa ancora parlare al futuro.
La mostra – dopo le tappe a Roma, Bologna e Sassari – approda ora a Cagliari grazie all’associazione Enrico Berlinguer, alla Fondazione Berlinguer, con il sostegno della Fondazione Gramsci, del Cespe, della Fondazione di Sardegna, della Cineteca Sarda e di numerosi partner istituzionali. Ed è qui, in Sardegna, che la narrazione si fa anche personale, intima, radicata. La terra che gli diede i natali diventa il luogo dove si intrecciano ricordi familiari e militanza, affetti e ideali.
«Ha un solido impianto scientifico», spiega il presidente della Fondazione Berlinguer, Salvatore Cherchi, «e non propagandistico. Si svolge, tra l'altro, in un luogo profondamente berlingueriano, su quel Bastione che fu teatro di un partecipatissimo comizio in città nel gennaio del 1984».