Dopo i mesi del lockdown causato dal Covid è allarme per la sindrome "hikikomori" nei bambini, che si anifesta nel rifiuto di uscire da casa preferendo stare nel "guscio", spesso "attaccati" alla prolunga virtuale della vita che è il cellulare.

A lanciarlo è la psicologa, psicoterapeuta e psicopedagogista Maria Rita Parsi nell'ambito della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

"Mai come adesso - spiega l'esperta - occorre fare rete, a partire dalle 45mila scuole che ci sono sul territorio e che devono riaprire, mettere a disposizione tutte le competenze che ci sono per salvaguardare la salute mentale dei minori, seguire le famiglie, combattere la disgregazione del tessuto sociale. Così si può fare prevenzione, ricordando che ogni volta che approcciamo un 'bullo', un bambino violento, ebbene dietro di lui troviamo un bambino negato, frustrato, che replica la violenza che subisce spesso in famiglia".

"Il peso del virtuale sui bambini non va sottovalutato, ormai è pervasivo, dopo la famiglia e la scuola è la terza agenzia educativa dei minori e occorre intervenire: in televisione, ad esempio, su quelle a pagamento nelle ore in fascia protetta si vedono film di una violenza inaudita e i bambini mettono in scena la violenza che vedono o che subiscono", ha aggiunto Parsi.

Occorre ripartire dai territori, dalle circoscrizioni e Parsi ha ricordato "il lavoro che sta facendo l'ottavo municipio di Roma con il presidente Ciaccheri che ha aperto la circoscrizione con progetti di decentramento culturale per organizzare gli spazi e intercettare i problemi".

Abbiamo tantissime "competenze" per fare questo tipo di azioni per salvaguardare la salute mentale dei più piccoli, ha aggiunto Parsi citando anche il rapporto "Musa" del Cnr sul disagio di minori e adolescenti.

(Unioneonline/v.l.)
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