Che cos'è un bacio? Un apostrofo rosso sangue tra le parole sensualità e follia. Al Comunale di Sassari è andata in scena la “Salome” degli eccessi. Salome mostra il seno al termine della danza dei sette veli. Ci sono ballerini nudi, altri in tenuta sadomaso, pelle, metallo, frustino e catene che penzolano dalle scale di una scena che Hugo de Ana (anche regista) trasforma nell'interno di una cisterna più grande che contiene la cisterna-prigione di Jochanaan. Di qui il consiglio per una visione non adatta ai minori che ha creato qualche polemica.

Molte “esuberanze” ci stanno, perché è un'opera dalla musica potente e dal tema scabroso: la figlia di Erodiade che si innamora del profeta Jochanaan e pur di baciar la sua bocca arriva a chiederne la testa al patrigno Erode, che dopo la celeberrima danza (inizia con una danza aerea su nastro e si chiude in una sorta di ring) le promette “qualunque cosa”. 

Allo stesso tempo l'opera che Richard Strauss trasse dal poema di Oscar Wilde presenta finezze interpretative sia nella partitura orchestrale, ricca di dettagli, sia per i cantanti, sia per il regista, che necessitano non solo di grande perizia tecnica ma anche della capacità di trovare un difficile equilibrio.

Il pubblico ha applaudito a lungo gli interpreti e l'orchestra. Applausi meritati anche se resta l'impressione che sia mancata un po' di misura per passare dal molto buono all'ottimo. Regia e scene di de Ana sono di impatto. La luna campeggia nella scena e cambia colore, in accordo col testo. Il soprano moscovita Anastasia Boldyreva ha fisico appropriato, voce voluminosa e intepretazione adeguata che potrebbe risaltare ancora più operando di cesello sulle sfumature. Così per l'Erode del tenore brasiliano Ewandro Stenzowski, altro straniero di un cast che ha proposto pure il moldavo Roman Ialcic nel ruolo di Jochanaan.

Si va spesso a tavoletta coi volumi e le suggestioni visive, e non avrebbe guastato fare emergere meglio gli smarrimenti, la poetica che emerge dalla follia. L'orchestra del de Carolis, diretta da Federico Santi, si disimpegna più che bene anche se le dimensioni non amplissime della buca (verrebbe da paragonarla a una cisterna vista la configurazione) impediscono di aggiungere orchestrali, soprattutto archi, per ottenere il massimo dell'effetto da uno spartito molto complesso che gioca molto sul contrasto tra esasperazione e melodie sinuose, dando peso alle percussioni e coinvolgendo in maniera inusuale alcuni strumenti come il contrabbasso.

Domani si replica alle 16.30 e vale la pena esserci, anche perché la “Salome” non era mai stata rappresentata a Sassari.

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