L'Iran è sempre di più al centro della politica medio-orientale. Ha un ruolo attivo nell'infinita guerra che si sta svolgendo in Siria ed è lo stato guida per milioni di musulmani sciiti che guardano al grande stato degli ayatollah come all'unica forza capace di frenare l'egemonia dei sunniti nel mondo arabo.

Soprattutto l'Iran appare oggi alla ricerca di un ruolo egemonico e si presenta come grande nemico degli Stati Uniti e di Israele nel delicato scacchiere del Medio Oriente, con tutti i rischi per la pace nella regione – e nel mondo - che questo comporta. Per capire meglio quali siano oggi gli equilibri nell'area medio-orientale e in che modo la teocrazia iraniana controllata dagli ayatollah stia agendo nella regione abbiamo posto alcune domande a John Xenaxis, storico e giornalista americano a cui si deve l’elaborazione della cosiddetta "teoria generazionale" (Generational Dynamics) applicata agli studi storici. Per prima cosa gli chiediamo cosa sia la teoria generazionale e in che modo possa aiutarci a capire gli eventi storici: "Come formazione provengo dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston e mi sono abituato a studiare e incrociare i dati di molti Paesi, analizzando la loro storia. Emergono così gli errori che vengono commessi quando la memoria storica di una generazione non c'è più e quindi, come spesso, accade la storia si ripete. È quello che racconto a proposito dell'Iran nel mio recente saggio 'Iran's Struggle for supremacy', ancora inedito in Italia".

A proposito di Iran, come è potuto accadere che uno stato moderno fino alla fine degli anni Settanta sia diventato una sorta di tirannia religiosa?

"Potrei rispondere con un'affermazione generale. Da sempre una rivoluzione rovescia un regime repressivo per rimpiazzarlo con un regime a sua volta repressivo. Cambiano solo i leader. I problemi dell'Iran arrivano da lontano. Tra il 1905 e il 1909 vi fu una rivolta estremamente sanguinosa chiamata 'Rivoluzione costituzionale'. Rovesciò un regime autoritario e portò all'introduzione di una Costituzione che doveva mettere sotto controllo i leader del futuro ed evitare svolte autoritarie. L'ultimo scià, Reza Pahlavi violò ripetutamente la costituzione. Nello stesso tempo, negli anni Sessanta del Novecento, aveva attuato quella che è stata chiamata la 'Rivoluzione Bianca', introducendo alcune riforme: riforma agraria, privatizzazione delle aziende di stato, maggiori diritti per le donne. Queste riforme sono state osteggiate dal clero iraniano, guidato dall'ayatollah Ruhollah Khomeini, con il risultato di una violenta repressione da parte dello scià che ha portato all'esilio dello stesso Khomeini. Questo scontro con il clero ha aperto la strada alla rivoluzione islamica del 1979. Arrivato al potere Khomeini ha riscritto la Costituzione, ma sia lui, sia i leader che gli sono succeduti hanno sempre violato la carta costituzionale. Insomma, la storia si ripete perché si tende a trascurare la memoria".

L'ultimo scià di Persia Reza Pahlavi con la prima moglie Soraya (Ansa)
L'ultimo scià di Persia Reza Pahlavi con la prima moglie Soraya (Ansa)
L'ultimo scià di Persia Reza Pahlavi con la prima moglie Soraya (Ansa)

In che modo l'Iran vuole ridisegnare la mappa del Medio Oriente?

"Oggi siamo in una situazione veramente difficile. Erdogan vuole ricostituire l’antico impero ottomano, Putin l'impero sovietico mentre Khamenei punta a rifare l'impero persiano. I leader iraniani vogliono imporre la loro egemonia sulla cosiddetta 'mezzaluna sciita', una regione che va dallo Yemen all'Iraq alla Siria e al Libano fino ai confini di Israele. In particolare, vogliono un accesso diretto al Mar Mediterraneo".

La società iraniana come guarda alle politiche del proprio governo?

"La società iraniana è profondamente divisa, soprattutto dal punto di vista generazionale. Le generazioni più vecchie appoggiano il governo mentre i giovani, come è accaduto per gli studenti delle rivolte del 1999, sono sempre più anti-governativi e filo-occidentali. Tra i giovani, ma non solo, è molto diffusa l'idea che la leadership al potere sia corrotta e che si stiano sprecando soldi nelle guerre in Yemen, in Siria e a Gaza. Inoltre, molti in Iran non hanno nulla contro Israele".

Quale ruolo ha la religione islamica nell'indirizzare le attuali politiche di Teheran?

"La religione ha un ruolo importante nella società iraniana. Il dissidio tra Iran e Arabia saudita ha le sue radici nella storia dell'Islam, nello scontro tra sciiti e sunniti che risale a più di 1300 anni fa, agli inizi della storia della religione islamica. Anche il ruolo che oggi hanno gli ayatollah in Iran ha le sue radici nella storia dell'Islam. In origine i leader politici sciiti erano anche considerati anche leader religiosi, erano iman dotati di infallibilità, perché diretti discendenti di Maometto. L'ultimo iman con queste caratteristiche, il dodicesimo, morì più di mille anni fa e da allora lo sciismo non ha più avuto un leader allo stesso tempo politico e religioso fino a che Khomeini non si è autonominato guida assoluta dell'Iran nel 1979. Khomeini ha di fatto distorto la teologia sciita recente trasformando il principio dell'Iman come custode delle leggi in quello di Iman infallibile. In pratica, un dittatore assoluto".

L'ayatollah Khomeini (Ansa)
L'ayatollah Khomeini (Ansa)
L'ayatollah Khomeini (Ansa)

Quale politica dovrebbe tenere l'Europa nei confronti dell'Iran a suo parere?

"A livello economico, non ha nessuna importanza la politica europea, visto che le sanzioni americane sono già molto efficaci. Dal punto di vista politico, ogni Paese dovrebbe cercare di mantenere con relazioni con l'Iran anche perché se le giovani generazioni continueranno a essere filo-occidentali il Paese potrebbe anche rivelarsi in futuro un alleato per l'Occidente".

Roberto Roveda
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