"Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie". È così che comincia il racconto della fine di un matrimonio. Nella prima parte del libro, è Vanda a scrivere delle lettere ad Aldo, suo marito, che se n'è andato via di casa, dopo aver confessato di essersi innamorato di una giovane ragazza, Lidia. Sposati in giovane età, Vanda e Aldo hanno avuto due figli: Sandro e Anna.

Nelle sue lettere, lei cerca il motivo di quell'abbandono, ripercorrendo le tappe della loro relazione, un rapporto che li ha imprigionati nel ruolo di coniugi e di genitori, che li ha plasmati secondo l'andatura delle rispettive famiglie d'origine, e li ha spenti in una grigia normalità. Delusa dall'illusione che i sentimenti potessero restare eterni, soprattutto dopo un matrimonio, Vanda pone in discussione anche se stessa: "Com'ero, cos'ero? Le due gravidanze mi avevano cambiata poco o niente, ero una moglie e una madre efficiente, ma evidentemente non bastava".

Vanda rivuole Aldo, è disposta a perdonarlo per il bene dei figli che, a suo parere, devono avere il diritto di avere due genitori e una famiglia in cui si pranza tutti insieme, si fanno i compiti e si vede un po' di televisione. Ma Aldo non torna, non le dà spiegazioni, le dice "è successo e basta", mentre lei cerca una giustificazione valida e finisce per perdere il controllo di sé, fino a tentare un gesto estremo.

Nella seconda parte del libro è un Aldo, ormai anziano, a esaminare le fasi di quel matrimonio, mentre rilegge le lettere della moglie. Descrive una Vanda giudicante, attaccata ai soldi, un'organizzatrice rigorosa: "Non le importava che l'istituto del matrimonio fosse in crisi, che la famiglia agonizzasse, che la fedeltà fosse un valore piccoloborghese. Voleva che il nostro matrimonio fosse una miracolosa eccezione".

Aldo non sente i sensi di colpa per averla tradita: "Il vero tradimento è quando si tradisce il proprio istinto, i propri bisogni, il proprio corpo, se stessi [...] mi dicevo: questa parentesi serve a rifondare il rapporto con mia moglie, a chiarire che dobbiamo andare oltre lo schema di convivenza, un bisogno di libertà, non una colpa".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Lui ha vissuto gli inizi del rapporto con Vanda come un'avventura, trasformata negli anni in un'abitudine, in cui i bisogni dei figli erano divenuti primari, lasciando poco spazio alla coppia. La relazione con la giovane Lidia l'ha fatto risentire vivo, carico di energia, alleggerito. Tuttavia, ha sperimentato il suo ruolo di padre e di fidanzato con difficoltà. Ha fatto visite sempre più sporadiche ai figli e Vanda si è mostrata più giudicante: lo rimproverava se faceva vedere loro troppa tv; lo criticava se faceva giochi violenti. E intanto, Sandro e Anna sono diventati sempre più ansiosi e sofferenti per quella separazione, non definitiva, ma tesa sempre al filo di quei lacci invisibili che li tenevano uniti.

IL LIBRO - "Lacci" è un libro di Domenico Starnone, edito da Giulio Einaudi Editore. Questo testo ben ci descrive le diverse fasi di una relazione: dall'innamoramento alla genitorialità, fino al radicamento di quell'abitudine che spegne il rapporto, mette al primo posto le esigenze dei figli e disperde il senso del noi, in qualità di coppia. È un libro in cui il tradimento diventa emblema di rottura e allo stesso tempo occasione per ritrovare le rispettive individualità. E ci fa riflettere su come quel valore normativo di famiglia possa divenire spesso l'unico collante della coppia, nonostante la disfunzionalità del legame.

Si resta insieme per "il bene dei figli", ma è davvero un bene che i figli abbiano dei genitori che rimangono insieme, anche se non si amano più? È giusto che Vanda voglia a tutti i costi il ritorno del marito, per ricostruire la sua idea di famiglia normale? O invece ha ragione Aldo a lasciare tutto, perché non si sente più felice?. Nella quarta di copertina, il romanzo ci pone quest'ultimo quesito: "Che cosa siamo disposti a sacrificare pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? [...]".
© Riproduzione riservata