Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento apparve sempre più evidente l’impatto della massiccia industrializzazione del secondo dopoguerra sull’ambiente. Molte città delle nazioni più avanzate conobbero gli effetti dell’inquinamento sull’aria, sul suolo e sulle acque. Prese forma in quegli anni la consapevolezza che bisognava fare qualcosa per frenare gli eccessi dell’industrializzazione e ridurre il suo impatto sulla natura. Nacquero così i primi movimenti ambientalisti o ecologisti, ispirati particolarmente da un libro uscito nel 1962, Primavera silenziosa, della biologa statunitense Rachel Carson (1907-1964), un volume che criticava l’uso eccessivo di pesticidi (in particolare del DDT) con conseguente distruzione degli habitat naturali.

In anni in cui tutti sembravano votati al progresso e all’industrializzazione senza limiti Carson scriveva: «Il più allarmante degli attacchi dell'uomo all'ambiente è la contaminazione dell'aria, terra, fiumi e mari con materiali pericolosi e persino letali». E ancora: «L'uomo fa parte della natura e la sua guerra contro la natura è inevitabilmente una guerra contro se stesso». Parole pronunciate più di sessant’anni fa che oggi paiono profetiche e che hanno contribuito a trasformare Rachel Carson in una icona dell’ambientalismo.

Carson non fu, però, solo un’ispiratrice per il nascente movimento ecologista. Fu prima di tutto una grande studiosa della natura, una biologa per essere precisi, e, cosa non meno importante, una grande scrittrice. Sapeva, infatti, unire competenza e talento nel narrare come dimostra Storie dalle profondità del mare (Aboca Edizioni, 2024, pp. 240), volume pubblicato per la prima volta nel 1941 e oggi proposto nella bella traduzione di Isabella Blum.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Diciamo subito che si tratta di un libro fuori dal comune e di grande fascino perché è difficile pensare di vedere il mare e l’incessante lotta per la vita che lì si consuma meglio di come è riuscita a farceli osservare Rachel Carson con la sua abilità narrativa e la sua competenza scientifica. Storie dalle profondità del mare è una cronaca in presa diretta sulla vita delle innumerevoli creature marine che convivono sulla riva e sott’acqua, raccontato, come in un romanzo, osservando da vicino le storie di tre abitanti dell’oceano, un piovanello (un uccello di mare), uno sgombro e un’anguilla, intrecciate drammaticamente nel continuo flusso e riflusso delle maree.

Carson per prima cosa descrive la vita della costa. Sulla riva dell’Atlantico la biologa incontra Silverbar, un piovanello femmina, alla vigilia della migrazione. Ogni primavera, alcuni piovanelli viaggiano per circa tredicimila chilometri e al ritorno, in autunno, coprono la stessa distanza. Questi uccellini svernano a sud spingendosi fino in Patagonia, mentre in primavera migrano verso nord oltre il Circolo polare artico. Poi il racconto si sposta sul mare aperto e qui incontriamo un altro migratore sulle lunghe distanze, Scomber, uno sgombro. Carson ne racconta la storia dalla nascita fino a quando Scomber va a unirsi alla schiera dei predatori marini. Dopo aver trascorso l’estate in un porto protetto del New England, lui e altri giovani tornano a vagabondare in mare aperto dove trovano ad aspettarli nemici nuovi e più grossi: uccelli, pesci spada, tonni e pescatori…Infine, il racconto della biologa americana si immerge nelle profondità più oscure dell’oceano per incontrare un’anguilla e seguirla nei luoghi più remoti e meravigliosi della Terra. La sua storia è iniziata nel lontano mar dei Sargassi per poi spostarsi, con un viaggio di oltre millecinquecento chilometri, sulla costa atlantica. Entrerà nelle baie, risalirà i fiumi, rimarrà lì per otto o anche dieci anni, fino al raggiungimento della maturità fisica, quando poi scomparirà per tornare da dove è venuta e andare a deporre le uova.

Storie di quotidiana lotta per la sopravvivenza negli oceani, vicende che però Carson trasforma in racconti universali capaci di parlare direttamente al nostro cuore e alla nostra mente partendo da un semplice assunto: anche nelle vaste e misteriose distese marine ritorniamo alla verità fondamentale secondo cui nulla vive per conto proprio.

Come scrive la grande biologa: «Ciascuna di queste storie mi sembra non solo stimolare l’immaginazione ma anche offrirci una migliore prospettiva sui problemi umani. Riguardano cose che vanno avanti da migliaia e migliaia di anni: senza età, come il sole o la pioggia o il mare stesso. L’incessante lotta per la sopravvivenza che ha luogo in mare riassume la lotta combattuta sulla Terra da tutte le forme di vita, umane e non umane. Come disse un recensore: ‘Le nostre stesse battaglie per l’esistenza – quando le confrontiamo mentalmente con gli incessanti alti e bassi della vita e della morte che si alternano sotto i venti del mare – ci appaiono non tanto causa di sgomento quanto piuttosto una semplice motivazione per essere forti’».

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