La storia di Renzo Giua, morto a 24 anni sul fronte della guerra civile spagnola. Era lì per difendere la Repubblica con le formazioni antifranchiste. Un antifascismo istintivo respirato in famiglia. Il padre Michele, classe 1889, nato a Castelsardo, dopo l’eccidio dei minatori in sciopero a Buggerru, si avvicina al socialismo. Si laurea in chimica. Più tardi, con il trasferimento a Torino, abbraccia, insieme al figlio, Giustizia e Libertà.  

A Renzo e a Mario Levi, l’amico e compagno di militanza democratica e libertaria, lo storico Cesare Panizza (docente all’Università del Piemonte orientale) ha dedicato “Amicizia e politica. Mario Levi e Renzo Giua nella cospirazione antifascista” (pubblicato da Pacini): «Renzo Giua, forti radici sarde, nelle lettere ai familiari dall’esilio parigino, mette in risalto il legame politico e ideale con Emilio Lussu, un altro irriducibile difensore della libertà perduta. Lussu, a Parigi, è sempre stato un suo punto di riferimento».

Il ritratto

Di Renzo Giua resta il ritratto dell’amica Ursula Hirschmann: «Era un bel ragazzo con gli occhi di un grigio acciaio, sopracciglia corte e denti lucenti. Rideva di tutto: delle mie domande, della
mia pronuncia, della mia timidezza…Tutto in lui è stato gratuito: la sua vita, la sua azione,
la sua morte…Si era innalzato nel cielo cavalcando una nuvola di un rosa un po’ troppo
vistoso, ridendo ormai per sempre, il cuore dilaniato da una bomba falangista». Nel video l’intervista allo storico Cesare Panizza.

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