In origine il termine “ricatto” andava a braccetto con la parola “riscatto”. Aveva quindi una valenza positiva. Indicava la possibilità di dare una svolta alla propria vita oppure di liberare una persona da una situazione di costrizione oppure di prigionia. Col tempo, però, ricattare è diventato uno dei verbi più odiosi. Rappresenta la situazione di chi ha un potere e decide di esercitarlo in maniera subdola, vassatoria, costrittiva. Esiste persona più ambigua e viscida di un ricattatore o di una ricattatrice? Probabilmente no, anche se il ricatto sembra essere la cifra della nostra epoca.

A testimoniarlo è l’ultimo saggio di Marcello Foa intitolato non a caso La società del ricatto (Guerini e Associati, 2025, pp. 192, anche Ebook) in cui il noto giornalista e scrittore – per alcuni anni Presidente della Rai – si interroga e ci interroga su una delle patologie silenziose che avvelenano il nostro tempo: il ricatto appunto. È un male che agisce in maniera sotterranea, che raramente viene diagnosticato e nella maggior parte dei casi viene semplicemente ignorato o negato, per superficialità oppure convenienza.

«Qualcosa non va nella nostra società» scrive Marcello Foa «è come se un virus misterioso fosse entrato nel nostro corpo. Un virus subdolo che ci colpisce in modo sottile, progressivo, quasi invisibile. Non ci uccide ma rovina la nostra esistenza, svuota i nostri valori senza che ce ne rendiamo conto, perché quasi nessuno lo identifica come un male sistemico. Quel virus ha un nome: si chiama “cultura” del ricatto. Sì, siamo diventati anche, purtroppo, la società dei ricatti».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Come racconta Foa nel suo libro il ricatto è oramai diffuso a tutti i livelli: dalla politica, che è diventata infida e brutale e spesso mira soprattutto a denigrare il proprio antagonista, quando non ha metterlo sotto scacco con intercettazioni e accuse subdole, alle relazioni internazionali con il prevalere della legge del più forte. Attraversa il mondo dell’economia, a detrimento dei piccoli e medi imprenditori schiacciati da prestiti e debiti, e contamina il mondo del lavoro, inibendo il riconoscimento del merito e la valorizzazione dei talenti. Penetra persino nella nostra intimità riuscendo a rovinare i nostri rapporti sentimentali e familiari, presentandosi sotto forma di ricatto emotivo.

Insomma, l’arte di ricattare trova modo di esprimersi in molti modi e Foa l’analizza con un approccio trasversale e multidisciplinare che fa de La società del ricatto un saggio dal taglio originale, avvincente nella narrazione e illuminante nei contenuti. Un saggio che riesce a sensibilizzare il lettore e al contempo lo motiva a reagire, perché la logica dei ricatti deve essere combattuta e può essere sconfitta. In che modo? Marcello Foa suggerisce un approccio costruttivo, che parta dalla consapevolezza del problema. Essere consapevoli di quello che sta accadendo è già un primo passo per reagire. Andando nel concreto in politica si deve tornare al confronto tra le idee e le proposte, così da restituire fiducia ai cittadini. In economia bisogna cominciare a combattere i monopoli, restituendo così spazio al vero libero mercato, alla concorrenza e alla creatività, come insegnato da un grande maestro del liberalismo classico, Luigi Einaudi. Nel lavoro, le aziende devono tornare a valorizzare il merito, mentre a livello personale dobbiamo sforzarci di non sottovalutare le trappole della gelosia e del ricatto emotivo. Coltivare l’autenticità e il rispetto reciproco è l’antidoto alla società del ricatto e il primo passo per la costruzione della società del riscatto.

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