«Quando un uomo o una donna attraversano dei momenti complessi, difficili, della propria esistenza, dolorosi, estremi, molto spesso si cerca la natura, ci si allontana e ci si ritira, nei boschi o in ambienti a loro modo naturali. Rinasciamo riscoprendo fisicamente le nostre radici. E non è un caso che alcune delle somme cime della nostra civiltà siano stati eremiti che cercavano la saggezza in un filo d’erba, nel ventre oscuro d’una grotta, sulla cima di una montagna». Così raccontava qualche anno fa Tiziano Fratus, poeta e scrittore, soprattutto “cercatore di alberi”. Fratus ama, infatti, cercare gli alberi secolari e maestosi, i boschi più antichi. Li recensisce, li misura, fotografa. Vi medita e poi li racconta. Un altro poeta, Franco Armino, ha scritto: «Il mondo che ci circonda è una grande farmacia a cui possiamo attingere liberamente e in maniera gratuita. E in maniera ecologica perché guardare il cielo, un albero è un gesto che fa bene ma non inquina».

Insomma, anche queste parole ci confermano quello che un po’ tutti diamo per scontato: stare nella natura ci fa sentire meglio. Ma esistono prove scientifiche concrete a sostegno di questa idea?

Kathy Willis, docente di Biodiversità presso l’Università di Oxford, pensa proprio di si, come dimostra il volume La natura che cura (Aboca edizioni, 2025, pp. 324). Willis, infatti, si è imbattuta in uno studio che ha radicalmente cambiato il suo modo di vedere il mondo naturale mentre contribuiva a un progetto internazionale volto a esaminare i benefici sociali delle piante. Lo studio rivelava che i pazienti ospedalieri in fase di recupero da un intervento chirurgico miglioravano tre volte più velocemente quando dalla finestra potevano osservare degli alberi piuttosto che dei palazzi. La scianza quindi confermava il nostro istinto sui benefici dell’interazione con il mondo naturale. Willis però, da buona scienziata, non si è fermata alla prima evidenza. Ha voluto approfondire il tema scoprendo che negli ultimi dieci anni, c’è stata un’esplosione di prove che hanno dimostrato come l’interazione sensoriale con il mondo naturale abbia effetti incredibili sul nostro corpo e sulla nostra mente.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

La cosa migliore sono però le indicazioni pratiche proposte da Willis: le scuole dovrebbero lasciar giocare i bambini nella natura per migliorare la loro salute e concentrazione; le strade urbane dovrebbero essere piene di alberi per rendere più godibile il paesaggio urbano. Inoltre, gli esperimenti condotti in tutto il mondo, messi in connessione con i nuovi dati raccolti tramite satelliti e biobanche, hanno provato che avere un vaso di fiori sulla scrivania o una parete verde in ufficio ha un effetto misurabile sul benessere. Hanno provato che toccare il suolo organico migliora la salute del nostro microbioma e che il paesaggio naturale favorisce il recupero dallo stress, migliora l’attenzione e la memoria, e può persino ridurre la pressione sanguigna. Inoltre, ci sono prove che il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie hanno effetti rilassanti e riducono l’ansia e che toccare il legno ci fa sentire più calmi. E più è nodoso il legno, meglio è.

Kathy Willis ci propone quindi un libro che porta la più recente ricerca scientifica nelle nostre case e nei nostri luoghi di lavoro, dimostrando come la natura possa ridurre i costi dell’assistenza sanitaria e come, integrandola nelle nostre città, possa creare un ambiente migliore, più felice e più sano.

© Riproduzione riservata