Notizia recente è il cambio di algoritmo da parte di Facebook. D'ora in avanti, dunque, più spazio alle opinioni di amici e parenti a scapito dei post pubblicati da brand e pagine pubbliche.

La motivazione ufficiale fornita da Zuckerberg è che in questo modo gli utenti saranno più felici, trovando nella bacheca personale proprio quei contenuti che davvero interessano. La motivazione in realtà forse più realistica, è che in questo modo le aziende o chiunque su Facebook fa business dovranno pagare per avere visibilità.

Giusto o sbagliato che sia, il nuovo algoritmo impone tuttavia una riflessione a proposito degli influencer, ovverosia chi, per hobby o professione, interviene sui social per "influenzare", appunto, opinioni e addirittura scelte d'acquisto.

Persone spesso a libro paga dei grandi marchi, ma che agli occhi di Facebook sono "amici" come tutti gli altri, e dunque più difficili da individuare.

Ai grandi brand, dunque, l'ardua scelta se investire di più sui post a pagamento, o dirottare gli investimenti su profili "testimonial". Probabilmente, per tutti varrà il ricorso ad entrambi i canali, ma quel che è certo è che si assisterà presumibilmente al fiorire di una marea di "content marketer" sotto mentite spoglie. E con buona pace della rivoluzione culturale di Zuckerberg, che al momento sembra piacere davvero a pochi.

(Unioneonline/v.l.)

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