"Pronto, parlo con Jacopo D’Andria Ursoleo?". "Puntuale come un orologio svizzero", risponde. Scambio di convenevoli, qualche battuta per "rompere il ghiaccio": s’innesca così una straordinaria complicità.

A rispondere in modo compito, dall’altra parte della cornetta, è un autore brillante, dedito da alcuni anni alla stesura di manuali scolastici. Le sue opere d’inglese ed educazione musicale, scritte per gli studenti delle scuole secondarie italiane, sono state pubblicate per i tipi Zanichelli, Mondadori - Macmillan Education, Helbling Languages, ELI-La Spiga e Pearson Italia.

A spingerlo nel mondo dell’editoria scolastica, una forte e magnetica curiosità: "Ho sempre nutrito interesse per quel settore 'nascosto' dell’editoria. Mi ritengo una persona che si pone domande, che si chiede sempre il perché delle cose. Essendo il manuale scolastico qualcosa con cui si convive per un lungo periodo, mi son domandato più volte da cosa e perché ne nascesse uno, da chi e come fosse fatto".

Da questi interrogativi pressanti, il desiderio (realizzato) di scrivere i suoi libri di testo. "Tutto è iniziato un giorno durante una telefonata con la mia insegnante d’inglese della scuola primaria, diventata poi storica coautrice, Francesca Basile. Volevamo creare insieme un libro di preparazione alla certificazione Cambridge English di livello C1, pensato per gli studenti italiani (Cambridge English: Advanced Perfect, Zanichelli, 24 euro); il mercato era ormai saturo di pubblicazioni internazionali della serie one fits all e noi avevamo un punto di forza…".

Accanto ai volumi realizzati a uso delle scuole (animati, soprattutto, da un intento filantropico), perché "il sapere è qualcosa che va condiviso", D’Andria Ursoleo non si è fatto mancare pubblicazioni più confacenti a soddisfare alcune proprie curiosità personali. Spicca fra tutte Il Tenero Amante (Aracne Editrice, 12 euro). Il libro, una deliziosa raccolta di carmi catulliani accuratamente selezionati e commentati, dal titolo preso in prestito a una celeberrima definizione affibbiata da Elsa Morante a Catullo, è fonte di numerosi spunti di arricchimento e occasioni di riflessione: il suo obiettivo è quello di rivalorizzare a tutto tondo la figura autoriale di Gaio V. Catullo, inteso come glorioso e immortale magister della poesia latina.

"Il Tenero Amante nasce da una serie di riflessioni sulla poesia neoterica - afferma con un tono di voce deciso il suo autore - e costituisce un vero e proprio esempio del frutto del mio otium (alla latina, s’intende, ndr) letterario estivo. Il libro, che poi è un libretto (ha solo 120 pagine, ndr), può essere utile agli studenti, ma può dare giovamento anche ai 'più grandi'".

Jacopo D’Andria Ursoleo è pervicace nel mettere però le mani avanti: "Non ho mai avuto la pretesa di insegnare nulla a nessuno con questa pubblicazione, ma piuttosto quella di fare da pungolo per il lettore". Ecco perché scegliere le liriche che fungessero da sprone per la riscoperta della poesia di Catullo è stato il lavoro più difficile. "Non è possibile riunire in un singolo volume così agile l’intero Liber catulliano". A tal proposito, lo scrittore aggiunge: "Ecco quindi svelato il motivo per cui, considerati i tempi in cui viviamo, son contrario a chi applica volontariamente la censura preventiva ad alcuni carmi catulliani manchevoli di pudicizia. Qualunque scrematura non permette al lettore di conoscere l’autore nella sua interezza".

In Il Tenero Amante si assiste, nonostante le scelte editoriali inderogabili del suo curatore, a una precisa evoluzione dello stile di Catullo, visto come poeta multiforme. "Nella produzione letteraria di Catullo, rinveniamo due grossi 'filoni' di componimenti: la poesia d’amore, in cui a farla da padrona è l’evoluzione del rapporto d’amore tra il poeta stesso e Lesbia; e la poesia d’amicizia, in cui si possono rinvenire scherzi camerateschi, cene in compagnia di amici, scambi di doni".

Ma che donna era Lesbia? Una lurida sgualdrina alla Sempronia o una donna emancipata, in stile femme fatale? "Dipende da quale momento della relazione tra Catullo e Lesbia prendiamo in esame", replica prontamente D’Andria Ursoleo, "in certi componimenti, infatti, diresti che Lesbia voglia soddisfare solamente la sua libidine, mentre altre volte il ritratto della Donna appare ambiguo. Tuttavia, ciò che conta ed è onnipresente nel Liber è l’evidente dissidio interiore che Catullo sperimenta: lasciarsi trasportare dalla passione e dall’amore che prova per Lesbia, o seguire la ragione?".

L’attualità di Gaio Valerio Catullo, in estrema sintesi, sta proprio in questo: nel fatto di aver vissuto sulla propria pelle una relazione "tira e molla" (che è, del resto, molto in voga al giorno d’oggi) con tutta una serie di annessi tormenti psicologici ("fino al punto di non ritorno, racchiuso nel Carme 8"). Con un sospiro d’approvazione, D’Andria Ursoleo dice la sua: "Leggere Catullo ai nostri giorni, a distanza di secoli dalla sua morte, non toglie nulla alla freschezza e all’attualità che caratterizzano l’Autore di Verona. Del resto, noi non siamo altro che nani sulle spalle di giganti. Catullo è come un amico che si ritrova dopo tanto tempo, è uno di noi, una persona 'vicina' a noi. Leggendo uno dei suoi scritti possiamo dimenticarci dei regali scadenti che abbiamo ricevuto (Carme 14), possiamo scegliere un profumo delizioso da regalare a un amico in occasione di un banchetto conviviale (Carme 13)… Ma è pur vero che la poesia catulliana si arricchisce, al contempo, di chiaroscuri, toni di grigio, ambiguità: pare che per Catullo, al di fuori di Lesbia, ci sia il nulla".

Che amante sarebbe oggi Catullo? "Un amante social, direi. Se Catullo fosse nato oggi, avrebbe di certo avuto un profilo Instagram, o anche più d’uno: magari corredato di Instagram Stories con affermazioni scurrili, espressioni conviviali, spezzoni tratti dalle canzoni degli Imagine Dragons, frecciatine (contro Lesbia, ndr), hashtag pungenti come #dammimillebaci (Carme 5) o ancora #ellanonvuole (Carme 8). La poesia dei nostri tempi scorre lieve nei social, in forme che definirei anomale, atipiche: basti pensare alle Instagram Stories o ai video che circolano sul web. Accanto all’esigenza di raccontare, e raccontarsi, pure catturare il sorriso della donna amata in un selfie è, per certi aspetti, una forma di 'poesia 2.0'. Del resto la poesia, che non si fa solo in versi, è sempre in grado di toccare e far risuonare le corde più nascoste del nostro io, della nostra anima".

La copertina
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Alessio Cozzolino*

* studente liceale - Cagliari
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