La maggior parte di noi vive in città ed è abituata a una natura “addomesticata”, a uso e consumo di noi esseri umani. La natura idilliaca e confortante delle oasi naturalistiche e dei parchi a tema, per capirci. Chiara Morosinotto, biologa evoluzionistica ed esperta dei comportamenti animali, da molti anni svolge invece i suoi studi principalmente nelle sterminate foreste della Finlandia. E qui ha approfondito un’emozione che tutti gli animali, esseri umani compresi, conoscono benissimo: la paura. Piaccia o no, infatti, i cacciatori sono fondamentali nel mondo naturale, dove tutto si basa sulla relazione tra predatore e preda, tra chi corre per nutrirsi e chi corre per mettersi in salvo. La paura è quindi un fattore dominante in natura: determina i comportamenti, le abitudini, le strategie di sopravvivenza. Studiare la paura diventa un modo per capire come funzionano gli ecosistemi e gli esseri che li abitano, noi compresi.

Nel suo libro “La paura del leone” (Rizzoli, 2022, pp. 228), scritto assieme al fratello Davide - uno dei più conosciuti autori per ragazzi dell’editoria italiana - Chiara Morosinotto ci mostra appunto come la natura incida in maniera spesso inimmaginabile sulla vita di noi tutti e lo fa proponendo una serie di esempi e aneddoti frutto della sua esperienza sul campo.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

A Chiara Morosinotto chiediamo però come prima cosa come si è trovata a scrivere un libro, tra l’altro pensato per i più giovani:

“È stato divertente e stimolante. Sono dovuta passare da un linguaggio scientifico a uno più divulgativo così da farmi comprendere dai lettori e nello stesso non annoiare. Mio fratello Davide mi è stato d’aiuto, perché da anni scrive libri per bambini e ragazzi. La strategia che abbiamo adottato è stata che io ho scritto tutta la bozza del libro e lui ha reso il linguaggio più fruibile”.

Siete andati d’amore e d’accordo, cosa rara tra fratelli e sorelle…

“Non esageriamo: ci sono state anche delle belle discussioni, perché io proponevo degli esempi di comportamento animale che a me sembravano super e Davide invece li voleva cassare, dando importanza ad altri aspetti che per me non erano essenziali. Insomma, abbiamo dovuto fare uno sforzo e cambiare entrambi un po’ la nostra ottica di partenza”.

Veniamo al libro, nel quale emerge una natura ben diversa da quella che siamo abituati a vedere nei film della Disney…non è così?

“La natura ha ben poco di disneyano. Nel linguaggio tecnico la chiamiamo ‘il paesaggio della paura’, perché ogni animale, in ogni ambiente si trovi, compreso il giardino di casa, o cerca una preda da mangiare o prova a sfuggire a un predatore oppure tenta di evitare competitori che mangiano la sua stessa cosa e sono di ostacolo alla sopravvivenza”.

Insomma, la nostra visione della natura è spesso distorta. Ma questa distorsione non è in fondo deleteria anche per il mondo naturale che molti di noi dicono di amare tanto?

“Purtroppo, c’è una eccessiva tendenza a guardare agli animali come fossero tutti esseri umani. E non tutti gli animali funzionano come noi. Così, a volte, sottoponiamo anche i nostri amici a quattro zampe a situazioni di stress, senza neppure rendercene conto. Per esempio, non tutti i cani amano essere accarezzati. Alcuni vivono come un’intrusione essere toccati da estranei. In generale tendiamo a pensare che gli animali non siano disturbati dalla nostra presenza perché abbiamo a che fare con specie che vivono nelle nostre città e che si sono abituate a noi. In natura però siamo una fonte di disturbo e di forte disagio. Tutte le specie animali hanno paura di noi umani perché sanno dalla notte dei tempi che possiamo essere molto pericolosi. Siamo anche noi dei predatori”.

Tu passi molto tempo nei boschi della Finlandia dove studi il comportamento degli allocchi, una specie di rapace. Vivi quindi a contatto con una natura poco antropizzata. Cosa riesce a trasmetterti il mondo naturale in cui rimani per lunghi mesi immersa?

“Nonostante, come detto in precedenza, sia un luogo di guerra continua fra le specie, la natura mi restituisce pace”.

Mai avuto paura da sola nei boschi?

“Alcune zone mettono ansia e mi è capitato più volte di sentirmi osservata. In alcuni boschi della Finlandia questa sensazione era più forte e alcuni colleghi mi hanno spiegato che probabilmente ero veramente sotto osservazione. Mi trovavo, infatti, in zone dove ci sono molti alci e quando le femmine hanno dei piccoli che non sono ancora in grado di scappare si nascondono tra i cespugli e osservano se l’intruso o, nel mio caso, l’intrusa rappresentano un vero pericolo”.

Se lei dovesse spiegare in due parole ai più giovani la ragione per cui è importante conoscere meglio la natura, cosa direbbe?

“Senza la natura non possiamo esistere. Basta questo per capire quanto sia importante conoscerla, rispettarla e proteggerla”.

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