La giustizia non va mai in pensione
Una nuova avventura del commissario Bordelli
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Alle soglie della pensione il commissario Franco Bordelli continua a essere un mastino. Certo, non ha più il vigore di quando combatteva i nazisti tra le file dei partigiani, ma la sete di giustizia e la voglia di raddrizzare i torti, quelle sono rimaste inalterate. Così, pochi giorni prima del fatidico 2 aprile 1970 in cui scoccheranno i sessant’anni e si dovrà togliere per sempre la divisa, non si tira indietro quando lungo un fiumiciattolo del Chianti, non lontano dalla sua Firenze, viene trovato il corpo di una ragazza. Non ci sono documenti, non c’è denuncia di scomparsa e Bordelli teme di doversi ritirare lasciandosi alle spalle un mistero irrisolto. L’amarezza del commissario cresce di ora in ora anche perché sente che dietro il delitto si nasconde qualcosa di grosso, qualcosa che non può essere lasciato impunito. Allora Bordelli decide di giocare il tutto per tutto e di gettare tutte le sue energie nella caccia, senza più pensare a date, scadenze, finali di carriera…perché la giustizia non può certo andare in pensione!
Ragazze smarrite (Guanda, 2021, pp. 368, anche e-book) vede il ritorno di Marco Vichi al suo personaggio più famoso, Franco Bordelli, commissario fiorentino protagonista di una lunga serie di romanzi iniziata nel 2002. Un commissario che nel corso delle sue avventure attraversa gli spumeggianti anni Sessanta del Novecento per arrivare fino alle soglie di un decennio difficile e travagliato, gli anni Settanta. E con il nuovo decennio arriva il momento per Bordelli di fare un po’ i conti con gli anni che passano e con una carriera che è oramai agli sgoccioli come ci conferma proprio Marco Vichi:
“Bordelli è costretto alla pensione per raggiunti limiti d’età ma non sa ancora cosa lo aspetta. Oscilla tra il pensiero delle cose che potrà fare con più tempo libero e la paura di sentirsi una scarpa vecchia. Per questo non affretta certo i tempi del suo ritiro.”
In alcuni romanzi Bordelli è parso amareggiato per il male con cui doveva confrontarsi nel suo lavoro di commissario. In questa sua nuova indagine appare invece più pacato, meno preda di rabbie e furori. Cosa è cambiato?
“In realtà il disgusto per il fatto di trovarsi nuovamente coinvolto in un delitto c’è. Solo che ora Bordelli ha al fianco una donna, Eleonora, con la quale sta nascendo qualcosa di importante. Questa nuova relazione rafforza l’ironia di Bordelli, un’ironia che però non gli è mai mancata, neppure nei momenti più difficili.”
Le donne hanno un ruolo importante nel mondo di Bordelli. Come si confronta con loro il nostro commissario?
“Il mondo femminile lo affascina terribilmente e ci sono molte donne nell’universo di Bordelli. C’è la madre, che è morta, ma con la quale il commissario continua a dialogare. C’è Rosa, una ex prostituta con cui ha costruito una vera amicizia, insolita in un’epoca in cui era raro essere amici tra uomini e donne. E poi c’è Eleonora, con la quale Bordelli, nonostante i quasi sessant’anni, comincia una relazione importante dopo una vita passata a innamorarsi spesso, ma alla maniera degli adolescenti”.
Prima ha citato i momenti difficili vissuti da Bordelli nel corso delle sue avventure: in quest’ultimo suo romanzo siamo nei primi mesi del 1970 e l’Italia si appresta ad affrontare anni cupi, già preannunciati dalla strage di piazza Fontana del dicembre 1969. Come vive Bordelli questo passaggio a un’epoca travagliata?
“Nonostante la strage di pochi mesi prima Bordelli, come tutti coloro che si ritrovarono a vivere quegli anni, non ha consapevolezza di andare incontro a un decennio drammatico. Era diffusa in quel periodo l’idea che ci sarebbe stato sempre un miglioramento. Vi era fiducia in una sorta di Provvidenza laica grazie alla quale il mondo sarebbe sempre andato meglio, si avrebbero avute meno guerre, più giustizia sociale, più solidarietà. Oggi noi non crediamo più in un futuro per forza roseo, ma Bordelli era immerso ancora nel clima di anni in cui il cambiamento in meglio sembrava a portata di mano. Certo, si rende conto che ci sono dei segnali negativi, ma ancora non li sa decifrare del tutto”.
Come si confronta Bordelli con la giustizia e soprattutto con l’ingiustizia?
“Per lui vale l’antico detto ‘summa ius, summa iniuria’, cioè al massimo della giustizia corrisponde il massimo della pena. Se uno applica, insomma, alla lettera il codice, rischia di fare ancora più danno. Bordelli allora adatta il Codice penale alla sua etica. E quindi può lasciar libero un assassino che ha ucciso per disperazione e costruire prove false per incastrare un colpevole che rischia di sfuggirgli dalle mani. Agisce in base a principi etici personali…però si prende interamente la responsabilità di quello che fa”.
Il romanzo si chiude con una domanda: “E adesso?” Ecco, cosa succede ora?
“Vedremo…però Bordelli è uomo d’azione, difficile immaginarlo godersi in pace la pensione!”.