La proposta della giornalista e scrittrice Costanza Miriano è di quelle da non prendere a cuor leggero. Leggere la Bibbia sa, infatti, di impegno complesso, soprattutto nel mondo secolarizzato in cui viviamo. Una vera e propria sfida, quella di Costanza Miriano, con in palio la scoperta di un testo che racchiude tutte le risposte, che contiene la storia di ognuno di noi e che può guidarci nel difficile cammino della vita.

La Bibbia è da sfogliare, consumare, assorbire, ascoltare, incorporare. Insomma, da prendere sul serio come viene suggerito nel volume “Il libro che ci legge” (Sonzogno, 2022, pp. 160, anche e-book).

Le pagine bibliche custodiscono personaggi, vicende e parabole che ancora oggi – anzi, specialmente oggi – potrebbero essere usate come bussola per orientarci tra le mille difficoltà del quotidiano, per dissipare i nostri dubbi e per affidarci a chi sa come prendersi cura di noi. 

La Bibbia è allora proprio da leggere, come ci conferma Costanza Miriano:

«Alla domanda perché leggere il testo biblico potrei dare delle risposte à la page, come dire che contiene archetipi culturali da cui non si può prescindere, che è pure vero, ma in realtà io la leggo perché un sacco di persone con un cervello più funzionante del mio, tipo san Tommaso e sant’Agostino, e moltissime altre, per duemila anni, una catena ininterrotta di amici che ci si sono giocati la vita, hanno detto che è parola di Dio. E io se Dio mi vuol dire qualcosa sono interessata a capire cosa. Poi magari faccio come mi pare, ma intanto voglio capire che mi dice. Per inciso, ogni volta che faccio come mi pare, do una tranvata».

Perché, come dice il titolo, la Bibbia è un libro che ci legge?

“La Bibbia è la storia di un popolo che vede intervenire Dio nella sua storia. Non è un fatto intellettuale, è proprio un fatto. Viene Dio e parla, in qualche modo si fa capire. Interviene con Giuseppe, con Susanna, Ester, interviene con delle modalità che io ho visto ripetersi – perché la Bibbia è la grammatica di Dio, ci dice come parla – nelle vite di amici, che racconto. Per esempio, la storia di un popolo che sta messo male, impasta mattoni col fango ed è schiavo del faraone, quindi, accetta di partire per stare meglio, secondo me dice qualcosa anche alla nostra vita».

Come andrebbe “usata” la Bibbia a suo parere?

«L’importante è cominciare. Leggerla, in qualsiasi modo. Da ignoranti, da biblisti, da atei o credenti non importa. Non è necessario sapere niente prima di iniziare, non è un libro per adepti. L’importante non lasciarla impolverare sullo scaffale a reggere altri libri di persone che sono morte, o moriranno. Qui si parla di persone vive, di me e di te».

Che cosa le ha dato questo libro?

«Delle chiavi di lettura che per me hanno cambiato tutto, in certi momenti di svolta e, spero, uno sguardo diverso sulla mia vita. Ogni volta che mi sono fidata, ho fatto qualcosa perché me lo stava dicendo lei, cioè Lui, non mi sono mai pentita. La parola fede in ebraico ha a che fare con la parola roccia. Avere una roccia alla quale aggrapparsi se serve, è bellissimo. Ti fa vivere la vita in un altro modo».

In cosa è particolarmente attuale la Bibbia in questo momento storico?

«Tutta la Bibbia è un tentativo da parte di Dio di farci cambiare la nostra idea su di lui. Noi abbiamo l’idea di uno che sta lì alla finestra a controllare se ci comportiamo bene, e in caso contrario ci punisce. La Parola invece ci dice in tutti i modi che Dio è Padre. Che già se ci fermassimo su questo ci sarebbe da pensare parecchio. Padre! Però un padre che è in una scala da uno a un milione con la nostra paternità limitata: lui ci vuole un bene infinito. Quello che ha fatto le cascate, gli atomi, i ghiacciai, ha fatto anche me, e nel battesimo mi ha adottata. Sono figlia del Re! E il Re i suoi figli li tratta alla grande, lascia loro l’eredità, li fa mangiare con lui, li custodisce come pupilla dei suoi occhi. La Bibbia è piena di questo Dio. E i comandamenti non sono delle regolette sadiche che ci ha messo perché è uno psicopatico che ci ha fatti sbagliati e gode a vederci soffrire. I comandamenti al contrario sono il nostro libretto di istruzioni. Funzioniamo in quel modo, e se non li seguiamo ‘ci rompiamo’ come una lavatrice usata male. Ecco, questa cosa, le istruzioni della felicità, rende la Bibbia attualissima. Il mondo si è liberato definitivamente di Dio, ma non mi pare affatto più felice, anzi».

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