Un libro ci può venire incontro e diventare nostro in molti modi. Ci può essere regalato oppure lo scegliamo perché ne conosciamo l'autore. Oppure ci incuriosisce il titolo, un dettaglio della copertina. Infine, come nel nostro caso, ci colpisce il nome dell'autrice, Amaranta Sbardella.

Amaranta… nome antico, floreale e assieme un poco regale dato che significa "che non appassisce, che dura per sempre nel tempo". È nato così, spinto dall'insolito appellativo dell’autrice, il nostro incontro con "Barcellona desnuda" (Exorma, 2018, pp. 192), insolito percorso narrativo e poetico per le vie e le memorie della città catalana. Nella serie di racconti della Sbardella non troviamo – ed è cosa gradita – la Barcellona turistica e moderna che va tanto per la maggiore in questi ultimi anni. Veniamo viceversa immersi nel fascino di una città ricca di storia, di arte, di tradizioni. Una città che è il frutto di un passato denso, importante, anche doloroso in certi momenti. Una città che non è solo divertimento, sole, spensieratezza, ma vita reale, gioie e angosce.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

In questo viaggio insolito per Barcellona Amaranta Sbardella chiama a raccolta i protagonisti di alcune delle maggiori opere letterarie dedicate alla città catalana, personaggi come Petra Delicado, Clara Barceló, Pepe Carvalho. Li riporta alla loro esistenza facendoli muovere nei luoghi, nei tempi e nelle situazioni che sono stati teatro delle loro opere letterarie. Scrittori e poeti vagano così in una città mutata o addirittura scomparsa del tutto nel corso degli anni e ci raccontano quasi in prima persona i quartieri barcellonesi e gli episodi salienti nella vita della città e dei suoi abitanti, le Esposizioni universali, le rivolte anarcosindacaliste e la guerra civile.

Nelle pagine dell'autrice nostri compagni di strada diventano così scrittori e grandi classici della letteratura novecentesca catalana e castigliana: da Carlos Ruiz Zafón a Josep Pla con Un signore di Barcellona; e poi Joan Sales, Mercè Rodoreda con il suo La piazza del Diamante, Eduardo Mendoza, i romanzi polizieschi di Manuel Vázquez Montalbán e Alicia Giménez-Bartlett. Emerge in loro compagnia una Barcellona intima, raccolta, anche difficile da comprendere e da vivere, che fa dire al poeta catalano Salvador Espriu: "Amo con dolore disperato questa mia povera, sporca, triste e sventurata patria". Una Barcellona, però, lontana dall'effimero della modernità, una città che non appassisce, duratura, amaranta.
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