Dopo Sicilia, Liguria, Lazio, Molise ed Emilia Romagna, è la Sardegna la sesta protagonista di 147 Mostro che parla!, collana ideata e curata da Teresa Porcella per i testi e da Ignazio Fulghesu nel progetto grafico, che punta ad accendere l’interesse dei bambini per l’immenso patrimonio fantastico e folklorico italiano.

Ogni titolo – disponibile in testo ad alta leggibilità e con incluso un audiolibro scaricabile con QR code - presenta gli esseri fantastici delle regioni italiane, ambientandoli ai nostri giorni e affidandoli sempre ad autori e illustratori che proprio in quelle regioni sono nati e mantengono un contatto viscerale con la loro terra.

Il volume Janas, cogas, Mommotti e altri esseri fantastici della Sardegna (Telos Edizioni, 2022, pp. 80) è, quindi, un percorso che conduce tra i misteri e i segreti di un’Isola che ancora nasconde e difende le sue origini, poliedrica, mutevole, tra mare e montagna, piane infinite e dune di sabbia. Sono gli sguardi e i ricordi di Teresa Porcella e Ignazio Fulghesu a raccontare con parole e immagini sette esseri fantastici di quella che è la loro terra.

Cagliaritana Porcella, di Laconi Fulghesu, accompagnano i più piccoli (ma non solo) in un viaggio che è immersione sempre più profonda nella Sardegna più arcaica e primordiale, tra le paure e i desideri dell’essere umano, e dove il senso delle cose viene svelato solo alla fine della lettura dei vari racconti.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

A Teresa Porcella chiediamo allora quali peculiarità ha il mondo fantastico della Sardegna:

«Intanto è ricchissimo, sia per numero di creature, sia per tipologie ed è ancora profondamente legato a ritualità e feste tradizionali vive e sentite Il fantastico sardo, inoltre, nel suo complesso, ha meno elementi legati al meraviglioso puro e assai più elementi legati al perturbante o al pauroso. In questo  senso è interessante vedere che molti esseri con funzione di spauracchio sono femminili (sa mama 'e su sole, sa mama 'e su bentu, sa mama 'e funtana...). Questa proiezione nel mondo dell'immaginario, ci dà una testimonianza di quale sia la funzione attribuita alla donna nella società sarda: potente e da temere, ma di fatto, grazie alla paura che incute (su base fantastica), salvifica per i bambini, che vengono distolti così da pericoli assolutamente reali».
Come è arrivata la scelta dei personaggi che animano il libro?

«Mediando tra quelli che conoscevo dall'infanzia e che mi risuonavano in modo significativo (come Sant'Antonio e il porcellino) con altri conosciuti attraverso lo studio e in genere meno noti (come i cavallini verdi). Poi, ho cercato di alternare esseri maschili e femminili, umani e animali, benefici e malefici. In sintesi, ho cercato di dare, in sette racconti, una campionatura significativa dell'intero patrimonio sardo. In questo lavoro di scelta, comunque, abbiamo lavorato in squadra con l'editrice, Luana Astore, e con Ignazio Fulghesu, lo straordinario illustratore che ha dato corpo ai racconti».
Qual è il suo legame personale con il mondo fantastico della Sardegna?

«È un legame che si è costruito sin dall'infanzia, prima per i racconti ascoltati, poi per i viaggi nel territorio, che è sempre ricco di rimandi (basti pensare alle Domus de janas), infine per curiosità personale che, col tempo, è cresciuta attraverso lo studio e il confronto con gli esseri fantastici di altre regioni. Mi piace, in generale, vedere come l'essere umano, in spazi e tempi differenti, tenda a declinare il fantastico con caratteristiche comuni. E mi piace ancora di più vedere come quella matrice comune non basti a spiegare quanto è profondo il legame col fantastico di casa propria, che suona e risuona con altra veemenza. Per questo indagare il fantastico di casa mia è sempre stato un modo per lavorare sugli archetipi in modo profondo».

A quali personaggi del libro è maggiormente legata?

«A Mommotti e a Maria Farranca. Perché nella mia scrittura hanno una connotazione più teatrale che mi diverte mettere in voce e in scena e perché vedo che coinvolge i bambini e le bambine in modo pieno. Poi, sono affezionata alle Janas da sempre, per la magia che si portano dietro e anche per il loro essere bivalenti: bonas e malas Janas. Perché anche le fate, come tutte le donne, possono essere benevole o malevole a seconda di come le tratti».

Cosa può trasmettere il fantastico della tradizione alle nuove generazioni?

«Quello che il fantastico trasmette da sempre a tutte le generazioni: il senso del mistero, il valore del simbolico come radice dell'essere umano, l'affezione a un immaginario complesso che suoni nella lingua madre, quella capace di riportarci all'origine di noi stessi. In questo senso, il fatto che il volume (come tutti quelli della collana) abbia un codice QR con l'audiolibro è un valore aggiunto importante: riporta alla tradizione orale che sostanzia la trasmissione del fantastico. Anche l'impianto generale di collana - che prevede che i racconti ambientino gli esseri fantastici nella contemporaneità, dando poi, in un identikit successivo le caratteristiche storiche - fa sì che narrazione e divulgazione (presenti entrambe nel volume)  non intacchino le leggende tradizionali. Queste ultime vengono lasciate come terreno di ricerca al lettore, che è invitato a scrivere nel libro stesso un racconto, l'ottavo, che renderà il suo libro unico e personalissimo. Insomma, spero che questo sia un modo per mettere in continuità passato e presente in modo vivo».

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