Viviamo in un Paese fortemente sismico, dove però, purtroppo, di terremoti si parla solo dopo eventi violenti, per contare i danni e il numero delle vittime.

Sabrina Mugnos nel suo recente "Terra inquieta” (Hoepli editore, 2022, pp. 118, anche e-book) ci conduce allora in un viaggio attraverso l'Italia per capire come e perché si registrano i terremoti, che di fatto sono una manifestazione di vita del pianeta che si raffredda.

L'autrice, inoltre, spiega come i rischi non siano legati solo all'entità del possibile terremoto, ma anche alla densità edilizia e all'organizzazione urbanistica di un determinato territorio, che ne definiscono la vulnerabilità.

La descrizione chiara dei fenomeni sismici, dalle cause fino ai metodi di misurazione e prevenzione, è accompagnata da un vademecum delle poche regole comportamentali da tenere a eventi in corso.

A Sabrina Mugnos chiediamo, però, come prima cosa se sta cambiando qualcosa in Italia dal punto di vista geologico dato che negli ultimi anni si sono avuti diversi eventi sismici significativi:

 “L’Italia è un paese fortemente sismico poiché compresso nella convergenza di due grandi placche: quella africana e quella euroasiatica. Il loro moto crea enormi tensioni meccaniche che si accumulano fino a quando non vengono rilasciate bruscamente sotto forma di terremoti di varia intensità. I movimenti geologici sono molto lenti e abbracciano periodi di milioni di anni; pertanto, questa configurazione geologica non cambierà per le molte generazioni che si avvicenderanno in queste terre dopo la nostra.

A titolo d’esempio, il numero di terremoti localizzati in Italia nel 2021 è di poco inferiore a quello del 2020 e si mantiene stabile dal 2019. Numeri inferiori a quelli registrati negli anni 2016-2017-2018 che però erano caratterizzati dalla sequenza sismica in Italia Centrale. Inoltre, non deve essere trascurato che nel corso degli ultimi dieci anni la Rete Sismica Nazionale è migliorata progressivamente non solo nel numero e nella qualità degli strumenti usati ma anche nei sistemi di riconoscimento automatico e di revisione degli eventi sismici”.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Quali zone sono più a rischio di terremoti pericolosi?

“Le aree a maggior rischio sono l’Appennino (soprattutto centro-meridionale) e le Alpi Orientali”.

Abitare in zone a basso rischio sismico significa poter dormire sonni tranquilli?

“Il rischio sismico nel nostro paese è una condizione che non va mai trascurata in quanto compendio di vari parametri che caratterizzano un territorio. Il primo è la pericolosità, cioè la probabilità che, in un certo luogo, si verifichi un determinato scuotimento del suolo di una certa intensità. Quindi abbiamo la vulnerabilità, intesa come propensione di una struttura a subire un danno di un determinato livello, a fronte di un evento sismico di una data intensità. Infine, l’esposizione, che è una misura dell'importanza dell'oggetto esposto al rischio in relazione alle principali caratteristiche dell'ambiente costruito. In altre parole, se è vero che la pericolosità intrinseca del luogo (cioè come si muovono sotto le placche) è il parametro di partenza, contano anche il tipo di costruzioni che ci sono, su quale terreno, con che urbanistica e il grado di popolamento”.

Come è la situazione sismica in Sardegna?

“La Sardegna è un’isola geologicamente stabile, cioè priva di una tettonica attiva. Gli sporadici terremoti che avvengono, in genere, si verificano lungo antiche faglie costiere e non di rado sono stati messi in relazione o confusi con altri fenomeni naturali come frane, tuoni e fulmini. C’è anche da dire che la natura del suo basamento roccioso, fatto di rocce metamorfiche compatte, fa sì che gli eventi sismici vengano percepiti in tutta la regione. Storicamente, i due terremoti più forti in terra sarda sono quello del 4 giugno 1616, che ha interessato tutta la Sardegna meridionale ed è ricordato da una incisione contenuta nella Sacrestia del Duomo di Cagliari, e quello avvenuto, ancora nella parte meridionale dell’Isola, il 17 agosto del 1771. In tempi più recenti si ricorda il sisma che si è verificato nel nord della Sardegna, in Gallura, il 13 novembre 1948. Per questo evento si ha più documentazione raccolta dai giornali del tempo”.

Qual è la situazione dei vulcani italiani? Ce n'è qualcuno che preoccupa più di altri?

“Per ora ognuno fa il proprio ‘mestiere’: in perenne attività Etna e Stromboli e ‘addormentati’ quelli napoletani che sono anche i più pericolosi. Abbiamo, comunque, degli ottimi sistemi di monitoraggio che li tengono sotto controllo ininterrottamente”.

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