Il latino deriva dal sardo e non viceversa? Una teoria, quella sostenuta dal libero ricercatore Bartolomeo Porcheddu nel libro "Su latinu est limba de sos sardos. Latinum lingua sardorum est" da lui curato ed edito che, dopo aver suscitato scetticismo nel dibattito sui social, non trova alcun favore nell'ambito accademico.

Accreditarla significherebbe cancellare oltre due secoli di autorevoli studi linguistici che - premettono gli specialisti della disciplina - non sono stati fondati su suggestioni ed emozioni, ma su rigorosi canoni scientifici.

Significherebbe - precisano in particolare i docenti dell'Università di Cagliari - stravolgere il sistema di filiazione delle lingue romanze che la comunità mondiale degli studiosi (non un gruppo limitato) dà come fatto dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio.

Comporterebbe anche la messa in discussione della derivazione del latino, al pari delle lingue consorelle, dall'indoeuropeo.

Da smentire anche l'ipotesi - alla luce di una documentazione che è sempre più abbondante - del latino come lingua unicamente scritta (elaborata sulla base del sardo) e quindi convenzionale.

I graffiti di Pompei (una fonte su tutti) attestano, infatti, l'esistenza del latino parlato con caratteristiche differenti rispetto a quelle cristallizzate dalla letteratura.

I PARERI - "Non posso esprimere un giudizio compiuto, non conoscendo nel dettaglio il contenuto del libro - dice Ignazio Putzu, direttore del Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Cagliari -. I pochi esempi chiamati a sostegno dell’ipotesi, di cui ho letto perché riportati sulla stampa, non sono attendibili dal punto di vista scientifico. La derivazione del sardo e delle altre lingue romanze dal latino è un dato acquisito dalla linguistica a livello mondiale ed è supportato da milioni di dati d’evidenza e documenti".

Ricercatore di Linguistica e glottologia all’Università "Marconi" di Roma, Simone Pisano ha collaborato al Manuale di linguistica sarda a firma di Blasco Ferrer, Peter Koch e Daniela Marzo: "Ho molto rispetto per il lavoro altrui per poterlo stroncare a priori. Ritengo tuttavia che una tesi simile (che se vera imporrebbe la riscrittura dei testi di linguistica pubblicati negli ultimi 150 anni), non sarebbe dovuta essere presentata in un testo autoprodotto, ma discussa e analizzata nei luoghi deputati sulla base di rigorose prove scientifiche",spiega Pisano.

Maurizio Virdis, ordinario di Filologia romanza e linguistica sarda all’Università di Cagliari, promette di leggere il libro prima di muovere una critica compiuta. Non nasconde, tuttavia. scetticismo.

"Da 180 anni la comunità scientifica internazionale, grazie alla linguistica comparata, dice che il sardo è lingua neolatina al pari di altre. Gli argomenti sinora proposti sono così concisi e fragili da non permettere l’argomentazione", conclude Virdis.

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