Cosa ci può essere di meglio che ritrovarsi in compagnia e dedicarsi completamente a un weekend incentrato sul binomio cibo e cultura? È quello che pensano quattro ragazze e quattro ragazzi provenienti dai diversi angoli del mondo dandosi appuntamento in una splendida villa in Toscana in un fine settimana di maggio.

Pronta ad accudire questi giovani amanti di arte, bellezza e buona tavola è la governante Lauretta, perfetta padrona di casa. Improvvisamente, però, l’allegro weekend si trasforma in una clausura forzata, un improvviso lockdown che costringe gli ospiti della villa a trovare un modo per trascorrere il tempo. Iniziano allora a raccontare storie, come scelsero di fare i protagonisti del Decameron di Boccaccio durante l’isolamento dovuto alla grande peste del Trecento.

Ognuno dei giovani, molto diversi tra loro, si trasforma in un oratore disposto a non solo a intrattenere gli altri, ma a farsi conoscere, a mettersi a nudo per poi passare il testimone a un’altra voce e ascoltare in silenzio. A farci da inattesa guida attraverso i diversi racconti è un anfitrione sorprendente: un gattone dal pelo rosso, un gatto che vede, sente e soprattutto capisce molto di più di quanto sembri.

Ecco in poche righe “Il cielo stellato fa le fusa” (Rizzoli, 2021, pp. 336, anche e-book) frizzante e poliedrico romanzo di Chiara Francini, attrice di teatro, cinema e tv oltre che scrittrice giunta oramai alla quarta fatica letteraria.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Un romanzo che mostra, pagina dopo pagina, di avere diverse frecce al proprio arco. Prima di tutto è ben scritto e non è cosa scontata nel mondo della narrativa odierna dominata dal periodare raffazzonato e frammentario tipico di chi maneggia meglio Twitter e affini piuttosto che la pagina bianca del computer.

Chiara Francini dimostra, invece, di poter contare su un linguaggio ricco e frizzante, che le permette di dosare con sicurezza, ironia e sentimento, toni leggeri e quelli più emotivamente coinvolgenti. Non mancano poi le incursioni in quell’universo di infinita inventiva che è la lingua toscana, lingua che l’autrice ben conosce e non potrebbe essere altrimenti essendo lei fiorentina doc. Altra nota positiva del libro è la vivacità e la varietà dei racconti proposti, in cui si alternano tematiche di peso - la discriminazione di genere, le lotte delle donne, la difficoltà di essere sé stessi in società che favoriscono l’omologazione – a momenti più lievi, leggeri, in cui squarci di vita quotidiana o aneddoti fanno capolino nella narrazione.

Infine, a rendere godibile il libro è anche la capacità di Chiara Francini di far passare i messaggi profondi proposti nei racconti - come la necessità di distinguersi dalla massa e di amare la propria diversità e unicità, l’importanza di puntare sul dialogo, la condivisione e la coesione per salvarsi anche nei momenti più difficili - senza apparire sentenziosa, senza salire su un pulpito letterario.

In un’epoca come la nostra dominata da personaggi pronti in ogni momento a salire in cattedra la levità della Francini che alla fine affida a un gatto la saggezza del mondo e il compito di tirar le fila non è certo cosa di sottovalutare, anzi.

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