Archibald Arthur Cunningham, detto Archie, ha solo cinque anni e vive in Kenya con i suoi genitori, proprietari di una coltivazione di tè. In un giorno del 1947 viene al mondo in un villaggio vicino alla piantagione un’elefantina. La nascita di un piccolo di elefante è un evento ordinario in Africa, mentre straordinario è il legame che si instaura tra Archie e l’animale fin dal primo sguardo. È l’inizio di una grande amicizia, fatta di giochi e avventure e Archibald diventa per la gente del luogo “il bambino che parla agli elefanti”.

Lluís\u00A0Prats (foto concessa, @AniolResclosa)
Lluís\u00A0Prats (foto concessa, @AniolResclosa)
Lluís Prats (foto concessa, @AniolResclosa)

Dopo sei anni, però, il tempo dei giochi finisce bruscamente: il bambino, oramai divenuto un ragazzino, deve tornare in Inghilterra con la sua famiglia e quella dalla sua amica elefantessa è la prima, dolorosa separazione della sua vita. Eppure, il legame non si troncherà per sempre. Nonostante il passare degli anni, la distanza, i cambiamenti dovuto allo scorrere del tempo e all’azione degli esseri umani, non verrà mai meno il sentimento che tiene unito Archibald alla sua amica dalle grandi orecchie e che lega l’uomo alla natura.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Romanzo idealista e attraversato da grandi sentimenti, “Archie, il bambino che parlava agli elefanti” (Rizzoli, 2022, pp. 224, anche e-book) mostra ancora una volta il talento di Lluís Prats nel costruire racconti che hanno il passo dei grandi classici per giovani. Lo scrittore catalano, nuovamente tradotto con sapiente aderenza stilistica da Alberto Cristofori, non ha paura di parlarci dell’importanza della bontà e della gentilezza, temi assolutamente necessari in un contesto letterario destinato prima di tutto a ragazze e ragazze che sono alla ricerca di punti di riferimento. E non ha timore di raccontarci una storia capace di parlare sia al cuore, sia alla mente del lettore, capace di trasmettere e rinnovare valori antichi e universali: l’amicizia, le fedeltà, la forza che un vero legame possiede così da superare le temperie della vita e del tempo che scorre.

Che questo legame veda in questo caso protagonisti un essere umano e un animale diventa per l’autore occasione per ricordarci quanto la natura, anche la più selvaggia, ci appartenga, ci riguardi, faccia in qualche modo parte di noi. Se come esseri umani non la rispettiamo, difendiamo, amiamo, rischiamo di perdere molto, forse tutto. E di ritrovarci più soli, in una Terra ostile.

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