Settant’anni fa, 21 ottobre 1951, il cappuccino fra’ Ignazio da Laconi diventa santo, proclamato da papa Pio XII, lo stesso che undici anni prima lo dichiarò beato. Una ricorrenza che in Sardegna non passa mai inosservata, tanto più in questo 2021, l’anno di Sant’Ignazio, si potrebbe dire, visto che nell’arco dei dodici mesi cadono i 320 anni dalla sua nascita, i 300 dal suo ingresso in convento, i 240 anni dalla sua morte: date che scandiscono la biografia di questo santo cappuccino (1701-1781), verso il quale i sardi nutrono grande devozione. Per i cattolici il suo nome (al secolo Vincenzo Peis) è legato al miracolo di un’inferma che avrebbe ripreso a camminare grazie alla intercessione del frate sardo, apprezzato per la sua umiltà e dedizione agli altri. Per i fedeli è normale fare oggi una capatina in via Sant’Ignazio, a Cagliari, dove nel convento della chiesa dei cappuccini riposano le sue spoglie.

L’Opera dei frati

È un anno speciale anche per Voce Serafica della Sardegna, il mensile nato per devozione allo stesso fra’ Ignazio: la rivista, edita dai frati cappuccini di Sardegna e Corsica, compie infatti cent’anni. «Un bel traguardo, che racchiude il settantesimo di Sant’Ignazio, primo sardo canonizzato con un ordinario processo canonico», dice il direttore responsabile Sergio Nuvoli, «Voce Serafica nasce come un bollettino, dopo la prima guerra mondiale, inserendosi in un contesto di ricostruzione, povertà materiale e spirituale, in un’Isola che tentava di risollevarsi per l’ennesima volta. Rifiorivano le vocazioni alla vita francescana-cappuccina e i frati toscani, pieni di zelo, si sentivano come investiti dalla missione Sardegna. Così ebbero la felice intuizione di creare il “bollettino del venerabile fra Ignazio da Laconi”, per far conoscere la figura del frate sardo (che nel 1921 non era ancora santo) ma anche per formare i laici alla spiritualità francescana.

Il giornale

Ripercorrendo le origini di Voce Serafica si riesce anche a fare un ritratto della Sardegna di allora. I sardi erano già un popolo molto religioso e devoto a san Francesco d’Assisi. Ecco il racconto di Nuvoli, giornalista professionista e docente di Scrittura editoriale all’Università di Cagliari. «Anche l’allora solo venerabile fra Ignazio da Laconi, nonostante fosse morto da oltre un secolo, era invocato da molti. Non circolava molta carta stampata nelle case sarde e la semplicità e umiltà con le quali si presentava permise al bollettino di entrare in migliaia di abitazioni: in tanti casi capitava che uno lo leggesse ad alta voce per tutta la famiglia, magari l’unico che sapeva leggere. Senza scivolare nel sentimentalismo, mi piace immaginare la scena, alla sera, prima o dopo la preghiera del rosario nei cortili delle case dei paesi durante l’estate o intorno ai focolari d’inverno. Riassumerei in tre parole il successo iniziale di Voce Serafica della Sardegna: semplicità, utilità, economicità. Che dopo 100 anni ritroviamo ancora».

Il centenario

Già dopo la seconda guerra mondiale la rivista fa un salto di qualità, ingrandendosi con più pagine e modernizzandosi. «Nel 2017, quando sono stato nominato direttore», spiega Nuvoli, «i frati mi hanno chiesto proprio di recuperare lo spirito dell’origine, da un lato pubblicando le notizie delle comunità sparse in Sardegna e in Corsica, dall’altro ripristinando la parte storica che raccontasse la storia di Sant’Ignazio da Laconi, del Beato Nicola da Gesturi e del Venerabile Fra Nazareno da Pula, che cominciavano ad essere dimenticati. Ed è alle sue origini che continuiamo a ispirarci». (c.ra.)

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