Nella fiera durante la dominazione spagnola, iniziarono i festeggiamenti civili di Santa Maria a Guspini. La politica spagnola diede luogo a un’identità politica unitaria, attraverso l’imposizione del mercato popolare catalano, per la diffusione di una cultura comune sul commercio. In Sardegna si parla delle fiere di piazza sin dal 1575, quando sotto gli spagnoli-aragonesi, si iniziarono attività commerciali tipiche dei mercati ispanici. ‘La fiera nella Piazza’ caratteristica esposizione per la vendita di merci nelle principali città portuali spagnole e portoghesi fu portata nell’Isola. Nel 1600 in Sardegna iniziò un lungo periodo di brigantaggio.

Numerose persone girovagavano nell’isola spacciandosi per venditori ambulanti di merci varie e animali, non di rado vendevano argenti, perlopiù la merce era refurtiva ottenuta da vere e proprie ‘grassazioni’. I vice re spagnoli emanarono vari ‘pregoni’ che vietavano la vendita ambulante. Successive norme di polizia vietarono il cambio di residenza, previo accertamento della buona condotta nei luoghi di precedenza dimora. L’imposizione dell’uso delle Fiere, da parte degli spagnoli, aveva lo scopo di far pagare le tasse sui prodotti e sul commercio che, avvenendo in pubblico, di fatto non poteva sfuggire al ‘dazio’ previsto dalle norme, simultaneamente la gendarmeria poteva controllare meglio l’ordine pubblico. Il luogo privilegiato per gli scambi commerciali erano le fiere nelle piazze.

Esse, infatti, si tenevano in occasione di feste patronali o di eventi importanti e i produttori, piccoli e grandi, vi portavano le loro mercanzie. Anche Guspini, per una sua antica attitudine al commercio, vanta una tradizione di fiere di grande prestigio fin da tempi molto antichi. Durante la Festa di Santa Maria si allestiva una fiera che durava otto giorni. Nella piazza della chiesa giungevano tutti i commercianti e artigiani della zona per vendere o comprare i prodotti, soprattutto pelli e bestiame.

Tale fiera era resa ancora più importante perché nella circostanza si fissava il prezzo del grano e dei cereali, che aveva valore per tutto il territorio. Il volume di affari durante la fiera, che si svolgeva simultaneamente con la festa di Santa Maria, divenne un avvenimento economico importante. Lo spiazzo ‘la Piazza’ antistante la chiesa di santa Maria era il luogo ideale per il deposito e mercato della fiera. Accanto alla chiesa di Santa Maria vi era un complesso monastico costituito da piccoli edifici, tipo novenari, scomparsi nel 1850 a seguito dell’espansione urbana nell’attuale via Santa Maria.

Esso sorgeva vicino alla borgata ubicata alle pendici del Monte Santa Margherita, al di fuori del centro urbano, di epoca medioevale era abitato da laici che lavoravano gli orti e le terre di proprietà della chiesa.

Negli edifici confinanti con la chiesa di Santa Maria sono stati rinvenuti resti di costruzioni, in particolare un pozzo di pregevole fattura appartenente ad un chiostro, con al centro il giardinetto, formato da un porticato su due piani con tre lati sostenuti da tozzi pilastri che sorreggono quattro campate per lato coperte da volte a crociera.

Anticamente nella “piazza”, si svolgeva la fiera del pellame e del cuoio, eseguita dai maestri locali concia peddis. L’imprenditoria conciaria, ha incessantemente rappresentato un punto di riferimento nell’economia di Guspini. Il mestiere di concia pelli e le attività connesse alla lavorazione, come ad esempio la costruzione di lame, sono uniti da un legame arcaico con l’allevamento del bestiame. Le attività artigianali, di fatto, non erano altro che la cornice di un micro mondo sociale ed economico che univa le componenti della società.

Intorno alla pastorizia, dunque, si era sviluppato il commercio non solo dei prodotti caseari (ricotta e formaggio di pecora, capra e mucca), ma anche delle pelli, della lana, degli animali da macello, da allevamento, da tiro e da sella. Si produceva di tutto, tessuti ottenuti dai telai tipici sardi, manufatti di creta (brocche di tutte le misure), recipienti di rame, attrezzi da lavoro per i contadini e artigiani. La fiera si svolgeva nella stagione più “abbondante” di risorse economiche (dopo la mietitura).

Il sovrappiù della produzione era posto in vendita, così, attorno al convento sorsero un mercato e una fiera del bestiame, che aveva il suo apice il 15 agosto, in occasione della festa di Santa Maria Assunta, tuttora celebrata.

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