Inviato a Berlino per L’Unione Sarda nell’agosto del 1961. Uno snodo della storia del Novecento. Giuseppe Fiori è un testimone che racconta. “Ho visto stendere i reticolati che sbarrano la strada alla libertà”. Viene costruito il muro che divide in due la città tedesca e il mondo.  

Di Fiori ricorre il ventennale della morte (a Roma il 17 aprile del 2003) e il centenario della nascita (il 27 gennaio del 1923 a Silanus ma le radici familiari sono a Cuglieri). C’è un’altra occasione per ricordarlo. Laterza infatti ha appena ristampato “Casa Rosselli”, pubblicato nel 1999, le vicende di una famiglia che è il cuore pulsante dalla storia dell’antifascismo. Un lungo cursus honorum nel giornalismo dagli esordi con L’Unione (inviato, notista politico e critico cinematografico) sino alla Rai (inviato di Tv7, vice direttore e editorialista del Tg2), alla direzione di Paese Sera. Poi, secondo una traiettoria sempre coerente, si dedica anima e corpo alla politica negli anni a Palazzo Madama sui banchi della Sinistra Indipendente per tre legislature.

I libri

Tutto questo accanto alla scrittura e all’impegno riversato sui libri. Pensieri, riflessioni, ricerche che rappresentano un’eredità di grande valore. Ecco “Sonetaula”, “Baroni in laguna”, “La società del malessere”, le biografie di Antonio Gramsci, Emilio Lussu (che diventa il Cavaliere dei Rossomori), Ernesto Rossi, Enrico Berlinguer, la vita dell’anarchico Michele Schirru, “Il venditore” sull’ascesa di Silvio Berlusconi, “Uomini ex”. Jacopo Onnis, per tanti anni redattore al Tgr Sardegna, gli ha dedicato dieci anni fa  il volume “Il coraggio della verità. L'Italia civile di Giuseppe Fiori” (Cuec) in cui trenta protagonisti dell'informazione, della cultura, dello spettacolo, della politica, ricordano l’esperienza umana e professionale di un grande testimone del Novecento.

«Dalle interviste (tra gli altri Corrado Stajano, Nello Ajello, Furio Colombo, Manlio Brigaglia, Stefano Rodotà, Renzo Arbore, Goffredo Fofi, Emanuele Macaluso, Walter Veltroni) – spiega Onnis -  emerge il ritratto di una personalità ricchissima e complessa. Ma c'è un filo che lega il tutto: un DNA mai rinnegato. Cronista di razza: queste le sue radici. E quando nel 1992 decide di non ricandidarsi al Senato scrive una lettera al segretario del PDS Achille Occhetto ringraziando il partito per avergli offerto il privilegio di fare l'inviato speciale dentro le istituzioni» 

Anche sul piccolo schermo lascia il segno. Una presenza autorevole. Nel TG2 della domenica, alle 13, inaugura gli editoriali in diretta. “Le sue erano fiocinate, non sermoni consolatori”, sottolinea nella sua testimonianza Walter Veltroni. Pochi minuti dopo l'editoriale di Fiori, partiva, alle 13,30, un'altra rivoluzione della Seconda Rete: il  pomeriggio di Renzo Arbore, l'"Altra Domenica", che diventa presto un programma di culto.  

Giuseppe Fiori
Giuseppe Fiori
Giuseppe Fiori

Il rapporto con l’Isola

«Da sardo - conclude Jacopo Onnis - era convinto che i sardi avrebbero potuto raggiungere il loro riscatto solo se capaci di individuare  i propri errori e le proprie debolezze. I suoi valori sono gli stessi dei protagonisti delle sue biografie. Lo guidava una fortissima intransigenza morale: non avrebbe mai svenduto la sua libertà. Non è ancora ricordato quanto merita. Spesso straniero in patria. Cercava un'altra Italia, un'Italia civile e democratica». 

Su L’Unione del 19 agosto 1961, da Berlino, Giuseppe Fiori scrive: “Nelle prime ore del giorno il sipario di ferro rimasto per anni sospeso a mezz’aria tra i due settori della città si era abbattuto di colpo a spaccare drammaticamente la comunità dell’est da quella dell’ovest togliendo a 17 milioni di tedeschi orientali l’ultima possibilità di ancoraggio con la fuga verso la libertà”.

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