Una mattina del 2012, casa di Giuseppe Carta, Banari, centro del Meilogu di 550 abitanti. "Pronto, telefono da Strasburgo, sono la segretaria del professor Mario Draghi, che vorrebbe parlare con lei, ora glielo passo". Così è cominciata una delle più belle avventure del banarese Giuseppe Carta, uno dei più apprezzati artisti sardi al mondo, raffinato pittore e scultore di nature morte, ma che in un certo momento della sua vita artistica è stato interprete di magnifici quadri di iperrealismo.

"All'inizio di quella telefonata - spiega - ho pensato ad uno scherzo, poi la voce calma ma forte di Mario Draghi mi ha rassicurato. Mi aveva scelto personalmente per eseguire il suo ritratto, tra oltre mille artisti selezionati. Lui era già alla guida della BCE, ma l'opera, come da secolare tradizione, era stata in realtà commissionata dalla Banca d'Italia, per essere esposta a Palazzo Koch, dove sono raffigurati tutti gli ex presidenti della Banca d'Italia".

Il racconto di Carta si fa avvincente. "Prendemmo appuntamento e mi recai col mio fotografo nella sua casa di Roma: in pieno centro, elegantissima, sobria e piena di libri. La cosa mi colpì molto. Con la sua signora Mario Draghi mi trattò con grande cortesia e gli facemmo tante foto, soprattutto nel suo studio". L'artista banarese entra a questo punto nel vivo, nella personalità dell'attuale Presidente del Consiglio. "Draghi legge molto - spiega Carta - si informa, sorride anche spesso, ma dietro quel sorriso ti scruta e riflette. In lui, come tutte le grandi personalità, c'è anche l'animo candido del bambino, con i suoi giochi, che non ha mai dimenticato. Ecco perché nel ritratto, accanto alla sua mano poggiata sui libri sul tavolino, ho riposto delle piccole biglie di vetro: il ricordo della sua infanzia". Quindi dopo lo studio della personalità, il trasferimento dell'idea ai colori, il compito più difficile.

Particolare dell'opera: le biglie di vetro sul tavolino (foto concessa da GiuseppeCarta)
Particolare dell'opera: le biglie di vetro sul tavolino (foto concessa da GiuseppeCarta)
Particolare dell'opera: le biglie di vetro sul tavolino (foto concessa da GiuseppeCarta)

"Mi misi subito al lavoro. Nel quadro, nell'istantanea che ho creato, olio su tela 80 x 130 centimetri, come mi era stato ordinato, dovevo catturare la sua anima, l'anima di Mario Draghi, che si esprime nel suo modo di essere, nei suoi vestiti, nei giochi, nello studio e soprattutto nell'espressione del suo sorriso appena accennato, nello sguardo e nella posizione delle sue labbra. È stato un lavoro lungo e faticoso, soprattutto meticoloso, attento ad ogni particolare, ma decisamente intrigante e denso di soddisfazioni. Quel quadro - puntualizza l'artista - a Mario Draghi piacque molto. Me lo disse al telefono e mi promise di venirmi a trovare a Banari, anche per vedere i miei lavori e approfondire la Sardegna, terra che lui ama molto. Ma purtroppo avvennero fatti ben più gravi e grandi: la crisi dell'euro e Draghi era impegnato a salvarlo, missione riuscita. Mi chiamò ancora e si scuso per questo di non poter venire. Da allora non ci siamo più sentiti - conclude - ma penso che la stima reciproca sia ancora intatta".

Giuseppe Carta, 70 anni, espone i suoi lavori in tutto il mondo. Collabora artisticamente con personalità di livello mondiale, come Andrea Bocelli, del quale è anche grande amico, come è del resto amico del grande pubblicitario turritano Gavino Sanna e del critico d'arte Vittorio Sgarbi. Da due anni Carta non dipinge. "Non ho l'ispirazione, tornerà" precisa lui. In compenso crea splendide sculture di nature morte, esposte in Italia e varie parti del pianeta, anche in Cina. "La pandemia, pochi lo dicono, influisce negativamente anche sugli artisti - sottolinea con un velo di malinconia - Sono infatti privati della loro linfa: il pubblico col suo inconfondibile calore. Ma prima o poi passerà e l'arte non morirà mai. Nemmeno il coronavirus potrà spegnerla".
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