Il Vangelo di Giovanni è il più colto dei Vangeli, eppure il suo autore è spesso indicato come uno degli apostoli di Gesù, un uomo semplice e umile, un pescatore. Il filologo Giulio Busi nel suo Giovanni. Il discepolo che Gesù amava (Mondadori, 2024, pp. 156, anche e-book) porta alla luce un altro Giovanni. Il suo Vangelo ruota attorno al «discepolo che Gesù amava», presentato come testimone oculare dei momenti salienti della vita, morte e resurrezione di Gesù. Giovanni è un evangelista calato nella vita di Gerusalemme, che conosce come le proprie tasche i meandri della città santa, è esperto delle usanze e delle consuetudini ebraiche, e possiede i dettagli minuti della giurisprudenza d’Israele. Giovanni non è solo fonte storica di prim’ordine. È fuoco mistico, e polemica intransigente.

È questo il discepolo che Giulio Busi ci presenta in una biografia originale, lontana dagli stereotipi che durano da un paio di millenni:

«L’evangelista Giovanni non è per me da identificare con l’apostolo. Non era un semplice pescatore come troppo spesso tramandato dalla tradizione cattolica. Era una persona che i suoi ascoltatori chiamavano l’Anziano ed era di discendenza sacerdotale ebraica».

Nel corso delle sue ricerche che cosa l’ha colpita maggiormente del personaggio?

«Mi ha colpito il suo elitarismo, un elitarismo che rende il Vangelo da lui scritto così diverso da quelli di Matteo, Luca e Marco. Non si cura dei poveri, degli umili, ha l’atteggiamento di un esponente dell’élite di Gerusalemme. Il suo Vangelo è polemica contro l’establishment ebraico dall’esterno, ma dall’interno. E una polemica violenta, ma di una persona che capisce benissimo i propri interlocutori. Giovanni non è un estraneo alla casta sacerdotale ebraica e non è un emarginato. Il suo Vangelo è allo stesso tempo il più ebraico tra i Vangeli e il più antiebraico».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Quale impatto ha avuto il Vangelo di Giovanni nello sviluppo del cristianesimo delle origini?

«Ha avuto in impatto notevolissimo perché dal punto di vista teologico Giovanni è estremamente lucido. È Giovanni che introduce il tema dell’incarnazione, fondamentale nel cristianesimo. Ha avuto quindi un’influenza enorme, anche se alta, colta. Il Vangelo di Giovanni favorisce la diffusione del messaggio cristiano nelle classi elevate».

Giovanni si definisce il discepolo che Gesù amava, sottolineando così il valore della sua testimonianza evangelica. Ma in che modo Giovanni si rapporta con Gesù?

«Ha amato moltissimo tanti aspetti del messaggio di Gesù, ma una lettura filologica dei suoi testi, le Lettere e il Vangelo, si coglie anche una certa irritazione di un membro della classe sacerdotale per determinate prese di posizione di Gesù, per certi suoi modi di fare troppo ‘proletari’. Non so quanto potesse apprezzare determinati atteggiamenti taumaturgici come il fango sugli occhi per restituire la vista al cieco, ammesso che la mia ricostruzione sia ragionevole».

A Giovanni lei attribuisce le Lettere e il Vangelo, ma non l’Apocalisse?

«No, è scritta in maniera troppo diversa dagli altri testi giovannei».

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