Ancora pochi giorni e il grande circo del calcio dovrebbe (ma il condizionale è d'obbligo di questi tempi) riaprire i battenti dopo la pausa dovuta al Coronavirus. Niente tifosi sugli spalti, però, e ci si dovrà accontentare di osservare i propri beniamini alla tv, ma che la palla torni a rotolare è comunque un segnale che le cose vanno meglio.

D'altronde il calcio è parte della vita, soprattutto se si è italiani e maschietti. È una cosa che ha ben presente Edoardo, il protagonista del divertente Papà, Van Basten e altri supereroi (Piemme, 2020, pp. 180, anche e-book) nel momento in cui diventa padre e si ritrova a vivere un interrogativo da incubo: "E se mio figlio non diventasse milanista come me?".

L'unica è trasformare le imprese dei grandi campioni rossoneri, primo fra tutti Van Basten, in racconti quasi leggendari, far indossare ai fuoriclasse i panni dei supereroi e trasformare i cori da stadio in altrettante ninnenanne. E soprattutto far capire che il calcio può essere il divertimento più bello del mondo, ma rimane sempre un gioco, da vivere con passione e magari in compagnia, padri con figli oppure tra amici. A confermarcelo è proprio Edoardo Maturo:

"Dopo essere diventato padre uno dei miei grandi sogni è stato tornare allo stadio di San Siro con mio figlio dopo esserci stato a mia volta con mio papà. La mia prima volta è stata un Milan-Cremonese del febbraio 1990, vinto per 2-1 dai rossoneri con gol decisivo del numero 9, Van Basten. Quando ci sono tornato con mio figlio, ventisette anni dopo, il Milan giocava con il Crotone – che io ho spacciato per il Barcellona dato che indossava una maglia rossa e blu –, ha vinto ancora per 2-1 e il gol decisivo è stato segnato ancora dal numero 9, Gianluca Lapadula. Certo, con tutto il rispetto, Van Basten era un'altra cosa, ma mi è parso un segno del destino".

Ma come è nata questa serie di libri calcistici, dato che oltre a quello dedicato al Milan sono disponibili anche le versioni per interisti e bianconeri, cioè Papà, Zanetti e altri supereroi e Papà, Del Piero e altri supereroi:

"Le versioni dedicate a Inter e Juve sono state scritte da altri autori di fede interista e juventina, naturalmente. L'idea da cui parte Papà, Van Basten e altri supereroi è nata quando sono diventato padre. Invece di leggere le fiabe tradizionali, mi è venuto naturale raccontare le imprese dei miei idoli. Ogni sera ne prendevo uno e lo trasformavo in un supereroe. Mia moglie mi ha poi convinto a mettere per iscritto queste storie che le sembravano un buon modo per avvicinare i bambini al calcio. Prima il libro è stato pubblicato con una operazione di crowdfounding e ora è uscito per Piemme nella collana Il battello a vapore".

Quelle favole milaniste nascevano anche dalla paura di ritrovarsi un figlio interista o juventino?

"È un po' il piccolo incubo di ogni papà tifoso. Mio padre era interista e non ha mai 'sopportato' che io tenessi al Milan. Quando è nato mio figlio mi ha detto che avrebbe fatto di tutto per farlo diventare nerazzurro! E io ho fatto di tutto per impedirlo! Scherzi a parte, mi sembra naturale voler trasmettere una propria passione, anche se si tratta di sport. È un discorso che travalica il tifo calcistico e che vale in ogni ambito. È bella l’idea di potere trasmettere una cosa che ci piace a chi viene dopo di noi, è un po' come passare il testimone in una ideale staffetta".

Insomma, il calcio può ancora unire e non solo dividere come troppo spesso avviene tra le tifoserie?

"Attorno all'idea dei calciatori come supereroi è nata una community che oggi ha superato i centomila partecipanti e ricevo messaggi un po’ da tutto il mondo, anche dalla Mongolia. Messaggi di persone che come me hanno gioito per le imprese del Milan di Van Basten e avevano voglia di condividere la passione e le emozioni che quel Milan ha saputo dare. Al di là del tifo, si tratta di una squadra che ha rivoluzionato il calcio e che è rimasta impressa nelle mente non solo dei milanisti, ma delle persone di tutto il mondo".

I giocatori sono ancora oggi supereroi?

"Oggi mancano le 'bandiere', quei giocatori che si identificano con una squadra come Del Piero, Zanetti, Totti e, parlando del Cagliari, Gigi Riva. Però il calcio se lo si vive senza eccessi, ma con la giusta passione, è un grande racconto popolare, che può catturare l’attenzione e magari spingere anche dei bambini e dei ragazzi che non leggono mai a prendere in mano un libro. Poi, magari, dal libro sul calcio, passeranno ai classici e a cose più difficili, ma già riuscire a catturare l’attenzione di un bambino con una pagina scritta mi pare un gran risultato. Io mi sono sentito orgoglioso quando qualcuno mi ha scritto: 'Il tuo è il primo libro che ho letto'".
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