Il professor Franco Epifanio Erdas era un pedagogista, docente alla Facoltà di Magistero dell'università di Cagliari, poi passato a Lettere.

Ha scritto decine di libri sulla Scuola e di questo argomento scriveva anche su L'Unione Sarda, nella pagina dei commenti, suscitando a volte interessanti dibattiti intorno ai temi che trattava con assoluto garbo, chiarezza e fermezza. Oltre che in modo dotto.

Persona coltissima, è stato assistente di Aldo Capitini, filosofo e pensatore religioso nonché estimatore delle teorie di Ghandi e attivo nella vita pubblica italianafino agli anni Sessanta.

La sua professione e i suoi interessi culturali gli hanno riempito la vita fino a ieri quando - ultraottantenne - è morto dopo una malattia che non gli aveva tuttavia impedito di continuare a collaborare col nostro quotidiano.

Persona molto riservata e schiva, è difficile perfino trovare una foto di lui. Mentre si trovano decine di copertine dei numerosi saggi pubblicati in decenni di attività editoriale.

Il mondo della cultura sarda ma non solo, e cagliaritana in particolare, come anche i nostri lettori sentiranno la mancanza di questo fine e sensibile intellettuale.

L'Unione Sarda lo ricorda con uno dei suoi ultimi interventi pubblicati sul quotidiano:

***

La filosofia serve anche ai bambini

"Esiste un'età giusta per insegnare ed apprendere una data disciplina? Non è una domanda impertinente ed ancor meno innocente. Accettarla significa rimettere in discussione un principio che da più di un secolo si è affermato in educazione: che l'età non è mai pre-data, e non costituisce una condizione naturale da cui partire, perché è essa stessa una costruzione, un prodotto dell'insegnamento.

L'età "pedagogica" non coincide mai con l'età biologica, e per quanto paradossale possa sembrare, in educazione nessuno (forse il precettore di un tempo o chi per lui) è in grado di sapere qual è l'età più giusta per iniziare l'insegnamento di un disciplina, se non comincia ad insegnarla di fatto. Si può insegnare a leggere e scrivere a sei anni, ma anche a cinque o tre.

In un libro apparso alcuni decenni fa in Francia, "Qui à peur de la philosophie?", sono gli stessi filosofi a insistere sul carattere tutt'altro che innocente, ma piuttosto fortemente politico-ideologico del concetto di "maturità" o di "giusto momento".

Con l'età giusta è difficile che un'educazione al pensare critico e alla libera discussione non rimanga un privilegio di pochi.

Si può insegnare a filosofare fin dalle prime età? L'esperienza ultradecennale di Mattew Lipman dimostra che è possibile, e con materiale tutt'altro che estraneo agli interessi naturali dei bambini: brevi racconti o favole di cui scoprire il significato nascosto. Non è un modo anch'esso di filosofare?

A Cagliari si era costituito un gruppo di bravissime insegnanti decise a portare avanti questa esperienza. Peccato che l'Istituto regionale che avrebbe dovuto sovvenzionare il primo corso (che doveva essere condotto dal filosofo Remo Bodei e da chi scrive), lo ha purtroppo cancellato dall'agenda".

Franco Epifanio Erdas

***

Un suo caro amico di Cagliari dice di lui:

"La Sardegna non ha offerto molti nomi alla ricerca pedagogica e alla storia del pensiero educativo. Tra i pochi, quello di Franco Epifanio Erdas, scomparso ieri a Cagliari, dove risiedeva, occupa un posto di riguardo. Proveniva dalla provincia di Oristano ed era entrato nella scuola come insegnante elementare.

Da questa prima esperienza di insegnamento derivò l’interesse per la didattica che caratterizzerà le successive esperienze, prima come assistente alla Facoltà di Magistero e poi come docente alla Facoltà di Lettere.

Fu allievo di Aldo Capitini, in tandem con Alberto Granese. Insieme ne svilupparono la ricerca pedagogica, seguendo percorsi distinti e poi divergenti, Granese a partire dal marxismo fino alla filosofia analitica inglese e in qualche fase non insensibile al richiamo della riflessione pedagogica offerta dal mondo cattolico, Erdas impegnato ad approfondire i concreti problemi della didattica.

Trascorse molte estati a Ginevra nell’stituto Jan Jacques Rousseau, da dove tornava a Cagliari con tanto materiale utile per i suoi corsi e per approfondire i temi della sua ricerca sulla professione docente, alla quale dedicò numerose pubblicazioni.

Fu per qualche anno Presidente dell’IRRSAE (Istituto Regionale per la Ricerca, la Sperimentazione e l'Aggiornamento Educativo) della Sardegna. Le vicende della scuola italiana dagli anni Settanta del secolo scorso fino al primo decennio di quello corrente lo videro dapprima docente e studioso e infine attento osservatore, pronto a gettare uno sguardo curioso e documentato sulle tematiche che via via emergevano nel dibattito sulle cose scolastiche o in quelle generali di carattere culturale o di costume. Né mancò di farsi coinvolgere nelle questioni complesse imposte all’attenzione dei pedagogisti dall'avvento delle problematiche del multiculturalismo, sulle quali propose acute riflessioni in una delle sue ultime pubblicazioni.

Non amava apparire, preferiva vivere appartato, dedito alla lettura, allo studio e alla famiglia. Era preciso nell’esporre le proprie idee, ma aperto a quelle degli altri ancorché diverse dalle sue. La sua pacatezza venata di sorridente ironia ricordava a chi li aveva conosciuti entrambi il tratto e la figura di Aldo Capitini, il compianto filosofo dell’apertura e della nonviolenza".
© Riproduzione riservata