Il Fascismo fu un regime totalitario anche nella sua capillare capacità di controllare, disarticolare e neutralizzare ogni forza di opposizione. Migliaia di italiani conobbero così durante il Ventennio il carcere, il confino oppure l’esilio pur di sfuggire agli sgherri di Mussolini. Emilio Lussu fu uno di questi nostri connazionali. Antifascista della prima ora venne mandato al confino già negli anni Venti del Novecento e dalla reclusione nell’isola di Lipari riuscì a fuggire in maniera rocambolesca, riparando in Francia. Qui, assieme a Carlo Rosselli fondò una delle più importanti formazioni dell’antifascismo militante: “Giustizia e Libertà”.

Di questa organizzazione Lussu divenne il leader dopo il giugno del 1937 quando Carlo Rosselli venne ucciso in Normandia da sicari ingaggiati dal governo fascista di Roma. E in questa veste operò per creare solide relazioni tra l’antifascismo italiano e le potenze europee che osteggiavano il regime mussoliniano: la Francia e la Gran Bretagna, in primis. Quest’opera diplomatica delicata e complessa si intensificò, naturalmente, a partire dal giugno 1940 quando l’Italia entrò nella Seconda guerra mondiale. Ed è da questa data che prende il via il racconto racchiuso in “Diplomazia clandestina” (thedotcompany edizioni, 2021, pp.76), sorta di diario scritto in prima persona da Lussu per ripercorrere le sue missioni in giro per l’Europa nelle vesti di vero e proprio ambasciatore dell’antifascismo italiano.

Introdotto in questa nuova versione da una lunga introduzione di Valdo Spini e scritto con il caratteristico stile brillante, il libro permette al grande uomo politico sardo di mostrarci come, fin dai primi giorni di guerra, ci fu un’azione concreta volta a dimostrare - prima di tutto alle potenze occidentali impegnate nel conflitto contro Mussolini - che vi erano italiani pronti a fare la loro parte.

Lussu, assieme alla moglie Joyce Salvadori, trascorse, infatti, gli anni tra il 1940 e il 1943 impegnato in un pericoloso vagabondaggio clandestino che lo portò da Parigi fino a Malta e poi nel neutrale Portogallo. Da qui poté raggiungere Londra, New York e poi ancora Londra.

Il problema che assillava Lussu e che lo spingeva a questi frenetici spostamenti era come si sarebbe potuta presentare l’Italia all’appuntamento della vittoria degli Alleati – perché Lussu fin dai primi giorni di guerra fu sempre convinto della sconfitta del nazi-fascismo – e come l’antifascismo politico avrebbe potuto evitare al Paese il destino del nemico sconfitto. Il punto fondamentale, naturalmente, era dimostrare che si poteva dare un contributo decisivo alla lotta.

Lussu si propose di chiedere l’aiuto britannico per suscitare una insurrezione e una guerriglia antinazifascista in Sardegna. Forte del suo prestigio di combattente della Brigata Sassari nella Grande guerra era sicuro di poter contare sull’appoggio degli antichi commilitoni e di vasti strati della popolazione.

Il racconto degli incontri di Lussu a Londra per organizzare la missione in Sardegna è appassionante, degno del più classico film di spionaggio. Alla fine, sembrò che tutto dovesse andare per il meglio e che i britannici fossero disposti ad appoggiare l’impresa, mettendo a disposizione soldi ed equipaggiamenti. Lussu, però, si rese conto che il governo di Londra considerava l’operazione come farina del sacco di Sua Maestà britannica. Chiese garanzie che sarebbe stato riconosciuto dopo la guerra il contributo dato dagli italiani alla guerra. Quando si accorse che le autorità britanniche nicchiavano, abbandonò la partita. Rinunciò ai fondi che già aveva ottenuto per organizzare le operazioni in Sardegna e decise anche di pagare le spese della pensione in cui aveva vissuto durante il soggiorno londinese, così da dimostrare in pieno la propria indipendenza e quella degli italiani migliori.

Il fallimento dell’operazione Sardegna non scoraggiò Lussu che riprese i suoi viaggi in Europa, tessendo relazioni e favorendo l’alleanza tra Giustizia e Libertà e le formazioni antifascista di ispirazione comunista e socialista. Poi arrivò l’8 settembre e l’insurrezione che Lussu progettava per la sua Sardegna avvenne progressivamente nell’Italia settentrionale. Proprio questa fase della lotta antifascista e nazista diede ragione a quanto sostenuto in Diplomazia clandestina: solo con un impegno in prima persona in guerra gli italiani potevano riscattarsi e sedersi al tavolo della pace avendo nelle mani qualche carta da giocare. Gli uomini come Lussu e la Resistenza armata fornirono quelle carte.

La copertina
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