Da Van Dyck a Gossaert, da de Coter a Stomer, da Proovost a Houbracken. Una "collezione delle collezioni", con il meglio dei dipinti fiamminghi presenti in Sicilia, di provenienza sia pubblica che privata, impreziosita dal ritratto di Santa Caterina d'Alessandria, il capolavoro svelato nei giorni scorsi nell'omonimo Monastero dopo 32 anni di oblio.

"Sicilië, pittura fiamminga" è il titolo della mostra che apre al pubblico domani, alle 18, al Palazzo Reale di Palermo, nelle rinnovate Sale Duca di Montalto, per concludersi il 28 maggio.

Il lavoro degli organizzatori e dei curatori - Vincenzo Abbate, Gaetano Bongiovanni e Maddalena De Luca - ha permesso di mettere insieme per la prima volta un patrimonio artistico che abbraccia un periodo che va dal Quattrocento al Seicento per un totale cinquantadue opere, tra cui undici della collezione privata di Gaia Palma Chiaramonte Bordonaro.

Il percorso si sviluppa attraverso due nuclei tematici, strettamente legati fra loro: da un lato le opere presenti in Sicilia riconducibili al collezionismo e alla committenza artistica; dall'altro gli artisti di origine fiamminga e olandese, pienamente attivi e inseriti nel tessuto storico-sociale a partire dagli anni centrali del Cinquecento.

Tra le opere in mostra spicca la più famosa di Jean Gossart, detto Mabuse, il trittico di Malvagna: opera miniaturista

raffigurante una Madonna col bambino tra angeli, Santa Caterina d'Alessandria e Santa Dorotea, mentre sul retro del pannello si trova lo stemma della famiglia dei Lanza.

La Deposizione di Jan Provoost, invece, è uno degli esempi più significativi del passaggio dal Gotico al Rinascimento dei Paesi Bassi; mentre della collezione Chiaramonte Bordonaro sarà esposta la Madonna con Bambino di Anton Van Dyck,

l'allievo di Rubens, che in quest'opera consolida la sua emancipazione dal maestro.

"La Sicilia e le Fiandre hanno antichi legami culturali che furono decisivi per sviluppare forti relazioni con le città marinare fiamminghe - dice il presidente della Fondazione Federico II, Gianfranco Miccichè -, determinando la migrazione di maestranze che dalle Fiandre e dall'Olanda si insediarono in Sicilia. La mostra intende omaggiare questo trait d'union culturale tra Mediterraneo e Mare del Nord. Un tributo alla storia, a un tempo mediterranea e nordica, della nostra Isola, offerto in occasione dell'anno che vede Palermo Capitale della cultura".

(Unioneonline/v.l.)
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