Negli anni Settanta del Novecento divenne popolare una serie televisiva di fantascienza – all’epoca si diceva ancora telefilm – intitolata “Spazio 1999”. Nella serie si immaginava come prima del Duemila gli esseri umani fossero riusciti a costruire una base sulla Luna, una vera e propria cittadina lunare chiamata Alfa, in cui vivere e da cui partire per le esplorazioni dei pianeti più lontani.

Le cose non sono poi andate come raccontato in quel vecchio telefilm – tra l’altro prodotto dalla Rai e ancora disponibile su RaiPlay – e ad oggi non esistono insediamenti umani su corpi celesti al di fuori dell’orbita terrestre. Questo, però, non significa che non ce ne saranno in un futuro anche prossimo. Anzi sono molti i progetti che mirano a costruire una colonia umana proprio sulla Luna, una colonia che dovrebbe diventare la base di partenza per il primo viaggio verso Marte. Si tratta di progetti in fase avanzata di studio nei centri di ricerca spaziale degli Stati Uniti, della Cina, dell’Agenzia spaziale europea (Esa) anche se è un imprenditore privato, Elon Musk, che punta a bruciare tutti sul tempo.

Insomma, vivere nello spazio non è già più del tutto fantascienza, anche se non è facile immaginare come sarà abitare al di fuori dell’orbita della Terra. Molte risposte ci arrivano però dal volume “Le città dell’universo” (il Saggiatore, 2023, pp. 200, anche e-book), un libro dedicato a spiegarci che forma avranno le nostre vite in una dimensione extraterrestre.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro, creatori e docenti al Politecnico di Milano del primo e unico corso al mondo di Space Design supportato dall’Agenzia spaziale europea, ci conducono, infatti, nelle case degli astronauti di oggi per proiettarci in quelle che abiteremo domani su altre galassie: dalla Stazione spaziale internazionale ai primi insediamenti sulla Luna, dal turismo spaziale ai progetti per vivere su Marte e oltre.

In particolare, gli autori, esperti in architettura e design per lo spazio e ambienti estremi, ci aiutano a comprendere come vengono affrontati i temi dell’abitabilità e del benessere nello spazio, quali sono le differenze più sorprendenti del vivere in ambienti a gravità ridotta, come cambierà la nostra quotidianità in futuro, che alterazioni subiranno i nostri corpi rispondendo a leggi fisiche diverse da quelle terrestri, come la fantascienza abbia anticipato scenari che si sono poi realizzati. Ci aiutano, infine, a capire come per vivere al di fuori dell’orbita non basterà fare ricorso alla scienza e alle tecnologie più innovative.

Tecnologia ed estetica dovranno convivere perché gli esseri umani, anche nelle condizioni dello spazio più estremo, non potranno rinunciare al bello, al gusto di sentirsi a casa, ospitati da un ambiente in cui potranno riconoscersi. Da questo punto di vista il libro disegna un futuro “Rinascimento interplanetario” in cui emerge il ruolo del design capace di creare un ponte fra scienza e bellezza anche nello spazio.

Come scrivono Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro: «Il design è il faro, il contenitore e il contenuto di un racconto che ci porta oltre i confini del nostro mondo come lo conosciamo, verso lo sconosciuto, l’universo, l’infinito». In sintesi verso un futuro ancora tutto da scrivere, anzi da disegnare.

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