È stato poco meno di venti anni fa uno degli artefici del piano urbanistico di Carbonia e risulta fra i grandi studiosi della città di fondazione: ed è dall'intervento di Antonello Sanna che arriva la conferma di come la città del carbone, inaugurata nel 1938, in pieno regime fascista, rappresentasse una città giardino contemporanea alle altre che nell'analogo periodo si stavano affermando nel mondo.

L'urbanista, professore ordinario di Architettura tecnica, direttore e preside della facoltà di Architettura all'università di Cagliari, è stato ospite di un incontro promosso dall'associazione culturale Unisulky.

Le analisi dell'esperto, partendo dalla esperienza di Carbonia, si sono concentrate sul contributo alla costituenda “lingua architettonica europea”, senza rinunciare alle caratteristiche dei linguaggi architettonici nazionali. E sotto questo aspetto Carbonia fa scuola, ad esempio con la sua piazza Roma minimalista, che a differenza di altre realtà ha usato le risorse del luogo come la trachite. Senza contare il ricorso frequentissimo agli spazi verdi assegnati agli alloggi della classe operaia che ne hanno caratterizzato i connotati di città giardino.  

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