Pensiamoci un momento…cosa sarebbe Napoli senza il miracolo di san Gennaro e Catania privata della tradizione di sant’Agata e della speranza in colei che può fermare la lava dell’Etna? O San Giovanni Rotondo senza padre Pio? E, venendo alla Sardegna, potremmo mai concepire Bonaria senza il miracolo del mare? Soprattutto: cosa sarebbe l’Italia senza tutti questi luoghi legati ad eventi e personaggi miracolosi? Quasi sicuramente sarebbe un Paese più povero dal punto di vista spirituale e storico, meno ricco nel suo immenso bagaglio di tradizioni, di riti, di cultura.

Tradizioni, riti e cultura che Natale Benazzi ci aiuta a ripercorrere nel suo "Guida ai miracoli d’Italia” (Rizzoli, 2021,  pp. 320, anche e-book), libro che ci porta da Nord a Sud alla scoperta dei luoghi e dei protagonisti “miracolosi” della nostra Italia.

Benazzi, infatti, ci accompagna in oltre cinquanta località, alcune molto note, altre meno conosciute, illustrando dinamiche e protagonisti dei tanti eventi “miracolosi e prodigiosi” che si sono verificati entro i nostri confini in duemila anni di storia. Inoltre, ci propone una modalità nuova, insolita e affascinante per viaggiare, visitando luoghi inconsueti e di grande spiritualità assieme a tesori nascosti, meraviglie artistiche e naturali.

A Natale Benazzi chiediamo allora qual è la cosa più importante che possiamo scoprire sull’Italia percorrendo i luoghi legati a eventi miracolosi:

“Scopriamo un’Italia ancora molto legata al cattolicesimo. Un’Italia che è più vicina alla religione devozionale che alla Chiesa istituzionale. Il miracolo ci fa capire che c’è bisogno di Dio, c’è bisogno di soprannaturale e che non ci accontentiamo di quello che presenta la quotidianità. L’Italia dei miracoli ci dimostra come molti italiani credano ancora che ‘Dio provvede’, tant’è che i luoghi legati a eventi e personaggi ‘miracolosi’ sono ancora oggi frequentatissimi”. 

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Insomma, la religiosità popolare pare prendersi una rivincita sul cattolicesimo ufficiale…

“In un certo senso sì, anche se oggi la religione ufficiale ha finalmente fatto pace con la religione popolare. Diciamo che una delle conseguenze negative del Concilio Vaticano II è stata pensare che la devozione e la fede nei miracoli abbassasse il livello del popolo di Dio. La storia degli ultimi decenni ci ha mostrato che non è vero e che anzi a volte è stata la teologia a fare qualche danno. La mia è un po’ una provocazione, naturalmente, però credo ci sia un bisogno profondo di spiritualità che va al di là della Chiesa come istituzione. Papa Francesco e Giovanni Paolo II prima di lui l’hanno compreso perfettamente”.

La Sardegna è bene rappresentata nel suo libro. Abbiamo Bonaria con il miracolo del mare, la vita ricca di fenomeni mistici e miracolosi di Edvige Carboni a Pozzomaggiore e le stimmate di Maddalena Azara a Tempio Pausania. Cosa l’ha colpita di questi luoghi e miracoli sardi?

“Sono luoghi, quelli citati, in cui la religiosità popolare si incontra con la spiritualità più elevata. A Bonaria la presenza dei frati mercedari che cercavano di liberare gli schiavi caduti nelle mani dei musulmani anche al prezzo di offrire sé stessi in cambio dei prigionieri si intreccia con il miracolo della Madonna che placa una tempesta e salva una nave da un naufragio. A Bonaria si incontrano quindi il tema del sacrificio, della salvezza dell’uomo e dell’accoglienza. Anche la vicenda di Maddalena Azara vede incrociarsi religiosità popolare e alta spiritualità. Maddalena aveva le stimmate, ma viene ricordata ancora di più per la sua devozione nei confronti delle persone anziane e malate e per la sua attività pastorale”

Ma non c’è il rischio che luoghi e persone legate a miracoli diventino soprattutto fenomeni di marketing e occasioni per attirare turisti?

“Il pericolo esiste sempre. Se guardiamo ai Vangeli l’unica occasione in cui Gesù ricorre alla violenza è quando vede i mercanti vendere immagini sacre e statuette nel Tempio di Gerusalemme. Il rischio di ritrovarsi i ‘mercanti nel Tempio’ esiste fin dalle origini e la grande sfida è riuscire a mantenere nel tempo la purezza del miracolo, del dono di Dio. Il miracolo è per la teologia cattolica un segno, da preservare nella sua purezza. Certo il dato economico è difficile scompaia completamente. Bisogna trovare un equilibrio tra l’esigenza che noi occidentali abbiamo di commercializzare tutto e la gratuità del dono rappresentato dal miracolo. Anche perché questo tempo di pandemia ci ha rivelato in maniera netta che abbiamo bisogno di gratuità e di doni che provengono dal Cielo”.

© Riproduzione riservata