Antonio Lanzetta è scrittore che ama scavare nel profondo dell'animo umano e non ha paura di confrontarsi con gli abissi dell'uomo, con il lato oscuro che ognuno di noi si porta dentro.

Soprattutto Lanzetta non si tira indietro quando si deve descrivere il dolore, anche quello più lancinante e carico di angoscia. Per tutte queste ragioni il suo stile narrativo è stato avvicinato a quella del maestro riconosciuto del romanzo thriller moderno, Stephen King.

Un paragone importante, di quelli da far tremare i polsi.

È però indubbio che Lanzetta, con i romanzi "Il buio dentro" e "I figli del male", abbia già saputo ritagliarsi un ruolo di rilievo nella narrativa di genere nostrana, un rilievo che trova conferma nel suo ultimo lavoro "Le colpe della notte" (La Corte Editore, 2019, pp. 272, anche e-book).

In questo nuovo romanzo ritroviamo l'alter ego di Lanzetta, lo scrittore Damiano lo Sciacallo, impegnato nell'ennesima indagine personale che lo porta a scavare alle radici del male. Un'indagine che prende il via da uno strano omicidio-suicidio che lascia un ragazzo, Cristian, senza una famiglia.

Ma davvero il padre del giovane ha ucciso la moglie e poi si è suicidato? E cosa c'entra con questo oscuro fatto di sangue Girolamo, un maresciallo dei carabinieri in pensione, ossessionato dalla scomparsa di una bambina avvenuta negli anni Ottanta? E riuscirà Cristian a rimettere insieme i cocci di una vita andata in pezzi troppo presto?

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Come in ogni thriller che si rispetti non possiamo chiedere all'autore di raccontarci come va a finire il suo libro. Ad Antonio Lanzetta chiediamo però di spiegarci perché il tema del male, ricorrente nei suoi romanzi, lo attiri tanto e attiri tanta letteratura contemporanea:

"Se guardiamo alla realtà, ci accorgiamo quanto sia infettata dal male in tutte le sue forme. Credo che compito della narrativa sia spiegare questa realtà, utilizzando il linguaggio della metafora e della finzione. I libri servono anche a questo, aiutare l'uomo a comprendere i propri sbagli e cercare un modo per non commetterli una seconda volta".

Nei suoi libri il male ha sempre radici lontane, nel passato. Come mai questa scelta?

"Sono sempre stato affascinato dalle storie di fantasmi raccontate intorno a un fuoco, dal mito della morte, dai miti popolari. Ho la fortuna di vivere in Campania, un territorio pervaso da antiche tradizioni e ho pensato che proprio queste tradizioni potessero offrirmi uno spunto perfetto per costruire romanzi neri. Inoltre, ho sempre amato i racconti di Edgar Allan Poe e Lovecraft, il modo in cui questi maestri del genere contaminavano la propria scrittura con i miti del passato mi intriga".

Al male dovrebbe fare da contraltare il bene...esiste un bene capace di opporsi al male?

"Citando George Lucas e l'Universo di Star Wars, esiste sempre un modo per equilibrare la forza. Penso che forse la capacità di opporsi al male non derivi dalla necessità di arginarlo ma dalla comprensione dei modi in cui controllarlo. Il male è in noi, in tutte le persone, e riesce a prendere il sopravvento solo su quegli individui così sensibili dal lasciarsi sedurre. La vera abilità in questa lotta tra bianco e nero non è cercare la stoccata vincente ma assecondare i movimenti dell'avversario, riconoscere le mosse e imparare a prevederle".

Quanto cdi lei nel personaggio di Damiano, scrittore sempre disposto a lanciarsi fino in fondo nelle storie in cui incappa?

"Un autore deve essere anche un bravo attore e questo significa dare ai personaggi una voce propria, essere i personaggi in tutte le loro sfaccettature. Nell'effettuare questa operazione di caratterizzazione, lo scrittore lascia sicuramente pezzi del proprio inconscio sparsi nelle pagine del romanzo. Pertanto, c'è qualcosa di me in Damiano, perché lui è uno scrittore proprio come me, così come ci saranno frammenti della mia personalità negli altri protagonisti delle mie storie".

La Sardegna è terra di tanti misteri, che attira spesso la letteratura. L'ha mai presa in considerazione come ambientazione per le sue storie?

"La Sardegna è terra con profonde radici rurali e legate al mondo dei pastori, radici che sono sempre portatrici di tradizioni. Credo, però, che ogni autore debba raccontare il proprio territorio e farlo con profondo rispetto. Così come mi appartiene la Campania, la mia terra, la Sardegna sicuramente viene tratteggiata benissimo nelle opere dei suoi autori come Piergiorgio Pulixi, Ciro Auriemma, Lorenzo Scano e molti altri".

Però la incontreremo prossimamente proprio in terra sarda…

"Si, verrò a presentare il libro venerdì 26 aprile al Festival Piccolo Mondo Libro del Monreale di San Gavino Monreale e poi sarò sabato 27 aprile alla Libreria Mondadori 'I Mulini' di Selargius. Sarà un modo per immergermi nuovamente in quella terra splendida che è la Sardegna".
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