Addio ad Alberto Asor Rosa: il più celebre ''palindromo'' della letteratura italiana è morto oggi a Roma a 89 anni. 

Un intellettuale battagliero, operaista, sempre in bilico tra studio e lotta sociale uscito tante volte dal partito comunista sbattendo la porta.

«Doveva uscire questo venerdì. Sembrava stesse meglio ma ha avuto un improvviso arresto cardiaco. Negli ultimi due anni mio padre ha avuto una salute traballante dovuta a problemi cardiaci e polmonari», spiega Angela Asor Rosa, una delle due figlie, con la sorella Laura.

Era nato a Roma il 23 settembre 1933, per diplomarsi al Liceo Classico Augusto di Roma, si è poi laureato alla Sapienza, relatore Natalino Sapegno. Baffoni spioventi e la chioma fluente, quasi a sottolineare il carattere ribelle. Ma soprattutto studioso di fama, docente di storia della letteratura alla Sapienza, intellettuale di formazione marxista da sempre impegnato nella dialettica tra cultura e potere e nell'analisi della realtà sociale.

Lasciò il Pci nel 1956, come molti altri intellettuali che reagirono inorriditi alla tragedia ungherese, e vi rientrò solo nel '72: lavorò alla sua trasformazione ed è stato più volte parlamentare (eletto nel '79). Studioso in particolare della letteratura italiana moderna e del periodo barocco, ha ideato e diretto la monumentale Storia della letteratura Einaudi, e tante monografie e corsi universitari affollatissimi dedicati ai grandi protagonisti della letteratura italiana.

(Unioneonline/D)

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